Una squalifica di 5 anni con proposta di radiazione. La giustizia sportiva andrà fino in fondo sulla vicenda di Manolo Portanova – il calciatore della Reggiana (in prestito dal Genoa e con un passato alla Juventus) condannato a sei anni in primo grado per violenza sessuale di gruppo – ricorrendo al Collegio di garanzia del Coni, di fatto la Cassazione dei procedimenti sportivi. Il 23enne centrocampista è in attesa della sentenza di Appello in ambito penale, prevista verosimilmente a dicembre dopo la condanna dello scorso marzo per i fatti avvenuti a maggio 2021 ai danni di una studentessa di 22 anni. Sul piano sportivo è, invece, il terzo episodio: il primo è dello scorso primo agosto, quando la procura generale dello sport avanzò al tribunale del Coni le stesse richieste per violazione dell’articolo 4, comma 1, del codice di riferimento ("Principio di lealtà e rettitudine sportiva").
In quel caso il giudice aveva dichiarato il difetto di giurisdizione della vicenda, portando al successivo ricorso alla corte federale d’appello della Figc, che lo scorso 15 settembre aveva respinto ancora una volta il reclamo (specificando che "non c’è una norma che punisca a livello agonistico un reato così grave"). E così ora si procede al terzo e ultimo grado, con sentenza prevista "entro 15-20 giorni circa" ribadisce Gabriele Bordoni, avvocato del calciatore figlio d’arte (papà Daniele ha collezionato 302 presenze in Serie A tra Siena, Bologna e Genoa). "Un aspetto per noi è granitico – prosegue il legale –, ovvero la carenza di giurisdizione: come può un giudice sportivo sostituirsi a quello penale, visto che il processo è ancora in corso, con valutazioni al di fuori del suo ambito di competenza?". Nel frattempo Portanova ieri si è allenato regolarmente, con la Reggiana che come da inizio vicenda non ha rilasciato dichiarazioni aspettando il responso del procedimento penale.
"Sono contento di questa decisione in quanto anche lo sport deve dare un segnale forte. È un modo per mandare un messaggio ai giovani – commenta l’avvocato Jacopo Meini, che assiste la studentessa che ha denunciato lo stupro –, che faccia comprendere loro i valori umani. Ogni volta che si parla della vicenda la vittima mi chiama e sento che sta malissimo, è una sofferenza che si porterà dietro tutta la vita".