Caccia all’anti Bonaccini I big mollano Schlein E rispunta Amendola

Franceschini e Orlando sponsorizzano la discesa in campo dell’ex ministro. La candidatura della deputata è ritenuta divisiva: meglio un profilo riformista

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di Ettore Maria Colombo

Si potrebbe anche dire, come si diceva di Fanfani, "rieccolo", nel senso che della sua possibile discesa in campo QN aveva scritto già mesi fa. Torna a farsi largo il nome di Enzo Amendola come candidato alla segreteria del Pd. Lui si schermisce, si nega, ma ci sta pensando. Dal solido profilo riformista, meridionalista convinto (mai un uomo del Sud è stato leader Pd), europeista, stimato da Draghi come da Mattarella, calmo e riflessivo, sarebbe lui la carta dello spariglio da gettare nel mazzo delle candidature a prossimo leader Pd.

L’alter ego perfetto da contrapporre a Bonaccini è il nome su cui stanno ragionando i big contrari alla discesa in campo del governatore. E non sono certo gli ultimi arrivati, nel Pd. Si tratta di due filoni. Uno fa capo alla filiera degli ex Dc-Ppi-Margherita di Dario Franceschini (Area dem) e uno agli ex Pci-Pds-Ds di Andrea Orlando (Dems). Entrambi gli ex ministri si sono resi conto che la candidatura del governatore dell’Emilia-Romagna – la sola, ufficialmente, in campo, oltre a quella, minore, di Paola De Micheli e un’altra ancora in forse, Matteo Ricci – macina consensi, sostegni, simpatie. Urgeva, dunque, correre ai ripari. Si era pensato, in un primo momento, di appoggiare un’altra emiliana (in realtà "cittadina del mondo"), Elly Schlein, neo-deputata, ex vice di Bonaccini. Ma un derby tutto emiliano, per quanto fascinoso, convince poco i due ex ministri. La candidatura della Schlein, che finora non ha detto una parola (tranne una diretta Instagram sull’"io collettivo") su una sua possibile discesa in campo, è ritenuta troppo debole e divisiva contro un Bonaccini visto come una macchina schiacciasassi.

Le donne del collettivo dem – sono oltre mille, le stesse che avevano chiesto un congresso in tempi celeri – ora protestano contro un comitato dei garanti (87 i membri, Letta e Speranza di Articolo 1 come garanti) scelto, secondo loro, "con mancanza di trasparenza, di condivisione e una pluralità culturale non garantita". Traduzione: tutti i nomi sono troppo spostati sul lato ‘sinistro’. Donne dai nomi forti e radicati sui territori (Moretti, Bonaccorsi, Bruno Bossio, Vantone, Di Salvo, Di Giorgio, Fedeli, Gribaudo, Gualmini, Prestipino, Pezzopane, Rotta) che ieri hanno deciso di appoggiare Bonaccini (lo hanno incontrato per dirgli: "Noi ci siamo"), come pure hanno fatto molti sindaci dem e alcune correnti (Base riformista, Giovani turchi).

Ecco perché la virata su un candidato più centrista e moderato che possa combattere Bonaccini sul suo terreno, una sfida tra riformisti. Certo, la Schlein potrebbe restare in campo lo stesso: l’asse composto da Peppe Provenzano e Brando Benifei, coi suoi giovani di Occupy Pd, sono con lei, come pure le Sardine e i movimenti. E non si è sciolto il nodo della possibile candidatura di Dario Nardella. Il sindaco di Firenze, in stretto asse con quello di Bologna, Matteo Lepore, riunirà la sua rete di amministratori domani e lì deciderà il da farsi. Asse curioso: Nardella dal netto profilo riformista e Lepore più spostato a sinistra. Vari gli abboccamenti di Nardella con Bonaccini come con Schlein. Ma ora è il turno di Amendola.