Caccia all’orso in Trentino: "Va abbattuto". È scontro

Pronta l’ordinanza dopo l’aggressione a un padre e suo figlio sul monte Peller. Il presidente Fugatti: "Convivenza impossibile". L’ira degli animalisti

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La guerra dichiarata ai grandi carnivori dal presidente della provincia di Trento, Maurizio Fugatti (Lega), potrebbe fare una nuova vittima. Sarà infatti firmata a breve la condanna a morte per l’orso che ha assalito in Val di Non padre e figlio, Fabio e Christian Misseroni, che hanno subito ferite piuttosto gravi e sono ricoverati in ospedale. Un episodio non comune, nel senso che le ultime aggressioni di plantigradi all’uomo sono avvenute nel 2014 e nel 2017 da parte di due orse, Daniza – ben nota alle cronache – e KJ2, entrambe poi abbattute. Non si sa ancora se quello che ha attaccato padre e figlio, che si trovavano a passeggiare sul Monte Peller a 1.500 metri di quota, sia un maschio o una femmina. I vestiti sporchi di sangue delle due vittime sono stati inviati al Laboratorio della Fondazione Mach di San Michele all’Adige perché venga trovato il Dna dell’animale in modo da definire il genere (ci vorrà qualche giorno) e poterlo individuare sempre che si tratti di uno dei circa 90 esemplari adulti che vivono in Trentino (oltre a un numero imprecisato di cuccioli, almeno una ventina) e che sono stati classificati dalle autorità forestali.

Le condizioni di Fabio e Christian – 59 e 28 anni – sono stazionarie. "Abbiamo visto la morte in faccia", dicono dall’ospedale dove hanno ricevuto la visita dell’assessore Giulia Zanotelli. L’aggressione è stata improvvisa così come la fuga nei boschi dell’animale dopo la reazione del padre che aveva visto mordere il figlio e a sua volta era stato attaccato alle gambe. La Forestale ha emesso un bollettino di "massima allerta" per chi si trova in zona. Fugatti considera molto alto il numero di plantigradi e questo "mette in dubbio la possibilità di convivenza dell’orso con l’uomo. La questione – dice il presidente - sarà sottoposta al ministro dell’Ambiente, Sergio Costa (M5S), per avviare una discussione sulla prospettiva di gestione degli orsi". La minaccia della condanna a morte dell’orso di Monte Peller ha subito trovato la reazione molto forte di tutte le associazioni ambientaliste, e se l’Enpa vuole sapere come sono andate esattamente le cose, Wwf e altri sono pronti alla diffida contro l’eventuale ordinanza che, se emessa, li vedrà rivolgersi al Tar perché venga annullata. E comunque dovesse accadere che l’orso venisse ucciso, scatterebbe subito una denuncia penale. L’ultimo episodio, il più grave da tre anni a questa parte, riporta alla ribalta la storia di M49, più noto come Papillon, un esemplare di 167 chili e tre anni e mezzo di età che era stato catturato dopo le sue razzie nelle malghe e negli allevamenti del Trentino, senza mai toccare l’uomo. Ora è recluso in un recinto vicino a Trento.