Caccia al like, cade ogni tabù Influencer in posa col padre morto

Il macabro narcisismo dell’americana Rivera. Bufera per una serie di scatti accanto alla bara aperta

di Viviana

Ponchia

In posa davanti alla bara aperta di papà. Protagonista anche nel dolore, a dardeggiare sguardi di sfida che il selfie rende obbligatori perché altrimenti cosa ti fotografi a fare. Ecco, ci siamo. Ego e thanatos, l’ultima tappa di un viaggio a puntate verso la perdita totale di sé e della realtà cominciato nelle sale parto, dove lo scollamento ha inizio. "Ognuno gestisce il lutto come crede" ha risposto Jayne Rivera dopo essere stata sommersa di critiche e prima che il suo account Instagram fosse disattivato. Chi è Jayne Rivera? Una influencer statunitense seguita da 85 mila persone (più i 308 mila su Tik Tok), reginetta di balletti, viaggi e moda da 2.8 milioni di "mi piace". Ma non ha importanza. Perché non piace più. Il web stavolta non l’ha perdonata per il suo narcisismo macabro e i commenti sono stati tutti più o meno di questo tenore: "Che mancanza di rispetto, non ti seguo più se non cancelli".

Lei dice di avere capito e di averlo fatto con le migliori intenzioni: "Ho trattato la celebrazione come se mio padre fosse vicino a me, come ha fatto tante volte in precedenza". Benedetta ragazza. Benedetti tutti quelli che fotografano anche i morti e senza un cellulare non sono convinti di essere vivi.

Qualche anno fa tre guardie giurate finirono nei guai perché di notte entrarono nell’obitorio del cimitero di Ruvo di Puglia a farsi le foto con i cadaveri, per poi condividere e morire dal ridere su whatsapp. È uno sport diffuso e se manca il corpo non importa, basta l’atmosfera. Due agenti di polizia inglesi furono condannati e costretti a dimettersi per i selfie sul luogo dello schianto aereo a Shoreham del 22 agosto 2015, dove morirono 11 persone. Grazie al sistema di autoregolamentazione dell’indignazione un’ondata di critiche aveva investito il gruppo di buontemponi che si era immortalato sulla spiaggia di Sousse in Tunisia, dove il 26 giugno 2015 un commando uccise 38 turisti. Stessa onta per i visitatori sorridenti al campo di concentramento di Auschwitz e per chi si portò a casa il ricordino dell’attacco terroristico di Sydney nel 2014. Salvini fu attaccato per avere sorriso nello smartphone di una donna ai funerali di Stato delle vittime del ponte Morandi.

Due fidanzati hanno mostrato file di denti smaglianti davanti al grattacielo di Dubai in fiamme alla vigilia del Capodanno 2015 (un morto e 15 feriti) aggravando la loro posizione con queste parole: "Buon anno mia cara Dubai. Che Dio ti benedica e ti tenga al sicuro. Ci sorprendi sempre con i tuoi enormi fuochi d’artificio". Disgustosi, ha decretato il tribunale del popolo di Instagram, che evidentemente non si beve proprio tutto". E se non c’è nemmeno l’ombra di tanathos basta anche l’acqua alta, come dimostrano i burloni che nel novembre 2019 si mettevano in fila per farsi fotografare fra le calli devastate mentre i veneziani cercavano di salvare il salvabile.

Non basta ancora? Macchè. In certi casi si vuole strafare, è accaduto la scorsa estate nella pineta di Pescara divorata dal fuoco. Valga come cronaca l’attonita testimonianza il grido di dolore del consigliere comunale Bernardino Fiorilli: "Una coppia di individui, che aveva impellenza di farsi un selfie sul luogo del disastro, non trovando focolai accesi (per fortuna) aveva ben pensato di accenderne uno "piccolino" per poter rendere la propria foto più interessante. Alle rimostranze del passante si sarebbe giustificata dicendo che era solo un piccolo focolaio e che lo avrebbe comunque spento dopo lo scatto migliore... Naturalmente abbiamo immediatamente allertato la polizia municipale, mentre siamo rimasti tutti senza parole". La domanda viene spontanea: "Ma siamo davvero così imbarbariti dall’esigenza di protagonismo mediatico da non vivere davvero quello che ci circonda? Siamo così immersi nell’irreale del mondo social da dimenticare di vivere concretamente il presente?". Si. E sull’altro versante stessa cosa, persino l’inizio della vita a volte supera il limite. "Sto per esplodere" scriveva Belén in bikini agli sgoccioli della seconda gravidanza (poi per fortuna no). E cosa dire alla puerpera esausta dal travaglio che vede svenire il marito in sala parto, lo fotografa e si fotografa mentre ride come una matta? Auguri, signora.