Giovedì 18 Aprile 2024

Caccia agli elettori Febbre da social TikTok, i politici bussano ai giovani

Berlusconi, Renzi e il Pd sbarcano sulla piattaforma degli adolescenti. E il Cavaliere esordisce con una barzelletta

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di David

Allegranti

TikTok, l’importante è essere, anzi, esserci. In un colpo solo ieri, primo settembre 2022, sul social network cinese sono sbarcati Silvio Berlusconi, Matteo Renzi e il Pd. Tutti in una volta, appassionatamente, gli anni Novanta, Duemila e Duemilaventi al servizio della campagna elettorale più fiacca della storia. D’altronde l’occasione è ghiotta, quest’anno per la prima volta votano anche i diciottenni per il Senato e c’è da parlare con tutti. "Ciao ragazzi! Eccomi qua: vi do il benvenuto sul mio canale ufficiale di TikTok", dice Berlusconi, sempre uguale a se stesso, sempre identico a quel video del 1994 sull’"Italia è il Paese che amo". Allegria! "Soffro di un po’ di invidia", dice il Cav., che però ha studiato il mezzo ("Su questa piattaforma voi ragazzi siete presenti in oltre 5 milioni e il 60 per cento di voi ha meno di 30 anni"), anche se poi non si capisce se dice "vi faccio ugualmente tanti complimenti" o "mi faccio ugualmente tanti complimenti". Comunque, prime proposte berlusconiane da tiktoker, niente balletti ma opere di meme: "Detassazione e decontribuzione per le imprese che vi assumeranno". E poi una barzelletta "su Berlusconi". Perché "le storielle creano cordalità, a barzelletta è terapeutica, fa bene e pulisce il cervello", insegna. Festa grande, avanti il prossimo.

Ecco Renzi, che vinse le primarie fiorentine del 2009 grazie anche a Facebook, quando la politica pop online era all’inizio. "Per molti di voi sono un esperto di ‘first reaction: shock’ o di ‘shish’, linguaggi quasi più complessi del corsivo", gigioneggia il leader di Italia Viva, che ricorda al giovane pubblico di essere stato giovanissimo presidente del Consiglio, arbitro di calcio, capoclan ("boyscout, non camorra"), ma "soprattutto sono un politico, uno che crede nella politica". C’è poi il Pd, che ha creato un profilo di partito, non intestato al leader (sempre a rivendicare il collettivo, Letta), e manda avanti Alessandro Zan, che piazza una trafila di lamentele per la mancata approvazione del ddl che porta il suo nome. Colpa delle solite destre, dice Zan, che sono benaltriste e non si curano dei diritti delle persone: "Il partito democratico ha deciso di fare il primo video su TikTok proprio sui diritti. Senza diritti non c’è democrazia, e parlo di tutti i diritti. Il diritto di camminare con il proprio compagno o con la propria compagna per strada senza essere picchiati… Il diritto a vivere in un ambiente sano e sostenibile". E via così. Zan deve essere il primo politico che esordisce in una campagna elettorale con una comunicazione sui social per spiegare di essere stato sconfitto in una battaglia parlamentare. Tanti cari auguri.

Il politologo Marco Tarchi, tra i massimi studiosi di populismo, ha spiegato una volta che Twitter "è ‘roba da intellettuali’, almeno in Italia": "Lo si usa per avere più spazio sui giornali e sui siti, e quindi di rimbalzo può servire, ma alla gran massa dei potenziali sostenitori non arriva. Tanto è vero che chi vuole dialogare con la ‘gente comune’ si serve piuttosto di Instagram, oltre che di Facebook". Su TikTok invece ci sono i giovani, come ha opportunamente ricordato Berlusconi: la maggior parte degli utenti ha fra i 16 e i 24 anni, e ieri si sono trovati un ultraottantenne e qualche quarantenne tendente ai cinquanta pronti a spiegare ai maggiorenni perché dovrebbero andare a votare. Troppo "cringe", come direbbero i gggiovani?