Martedì 23 Aprile 2024

Caccia a Denise, un blitz 17 anni dopo Al setaccio pozzo e stanza segreta

Il sopralluogo nella casa disabitata dove vivevano l’ex moglie del papà e la sorellastra. Ma nessuna traccia

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di Nino Femiani

MAZARA DEL VALLO (Trapani)

Quando i carabinieri della Scientifica di Trapani entrano nell’abitazione di via Pirandello 55, che fu in uso ad Anna Corona, l’ex moglie di Pietro Pulizzi, papà biologico della piccola Denise Pipitone, la comunità di Mazara del Vallo è scossa da una scarica elettrica. La donna è la mamma di Jessica Pulizzi (sorellastra della piccola scomparsa l’1 settembre 2004), finita sotto processo e assolta nei tre gradi di giudizio.

Perché l’ispezione di questa casa, disabitata da anni, mette i brividi? Perché l’arrivo dei vigili del fuoco del Saf fa di nuovo esplodere la santabarbara dei sentimenti, tacitata dopo il fallimento della "spedizione" in Russia. Gli speleo-pompieri, dopo un breve conciliabolo, entrano in un garage che potrebbe portare a una cavità profonda 10 metri. I sussurri passano di bocca in bocca: "Un testimone riferisce che la bambina possa essere ‘sepolta’ in uno dei pozzi che un tempo serviva casa Pulizzi". Il mormorio agghiacciante che non trova conferma. "Al momento si tratta di una verifica dello stato dei luoghi", la laconica spiegazione dei militari. Ma qualcuno pensa che sotto quel garage ci sia un pozzo, poi ‘tombato’ da lavori edili, e dentro quel buco…. Nei giorni scorsi, i magistrati di Marsala, Roberto Piscitello e Giuliana Rana, hanno riaperto il caso, ascoltando persone, vagliando segnalazioni: un "anonimo" pentito (che i pm conoscono bene) racconta di una misteriosa botola e di "strani" lavori di ristrutturazione.

Chi è la "gola profonda" che dopo 17 anni squarcia il velo di omertà e rivela il punto in cui potrebbe essere stato sepolto il corpicino di Denise? C’è davvero una nuova ipotesi sulla scomparsa o questa è solo una "variante" della pista seguita dagli inquirenti, quella della vendetta familiare perpetrata da Jessica e da sua madre Anna, mai provata. Nel pomeriggio gli inquirenti si fiondano nella ex casa della Corona tenendo in mano piantine catastali per capire se ci siano stati lavori di ristrutturazione, se su un muro ci siano segni di intonaco più recente o tracce di una stanza murata dove qualcuno abbia potuto tenere nascosta la bambina o coprire il buco di un pozzo.

Si monta un’idrovora, ma non si avvia. Si va avanti fino alle 20, poi il garage viene chiuso a chiave. "Ognuna delle case che sono state costruite in questa zona sono dotate di un pozzo, perché quando abbiamo costruito le abitazioni non c’era la rete idrica di acqua potabile", dice un’anziana signora che vive di fronte alla palazzina dove abitava Anna, di proprietà di una famiglia emigrata in Svizzera. "Sì, la conoscevo, perché per 20 anni ha abitato qui, ma mai ci siamo scambiate confidenze. Quando i carabinieri fecero la prima ispezione, nel 2004, io ero in casa".

Piera Maggio ha le lacrime agli occhi. "Sono scioccata, non nego che ho pianto. Ho saputo solo mezz’ora fa quello che stava succedendo", dichiara la madre di Denise in diretta su Rai2, nella trasmissione ’Ore 14’ dove presenta la fiaccolata serale per Denise. "Potevano anche farmi una telefonata. Ho letto che si cerca il cadavere di Denise, io sono sotto choc. Ho fatto il viaggio in macchina con mio marito per arrivare qui dal mio avvocato chiedendomi se davvero sia possibile questa cosa". L’inchiesta ha subìto un’accelerazione dopo le parole dell’ex pm Maria Angioni, ora giudice a Sassari. La magistrata, in alcune trasmissioni tv, ha parlato della scarsa collaborazione che ci fu allora da parte di alcuni testimoni, ma ha anche fatto una denuncia pesante: "Ci rendemmo presto conto che alcune persone sapevano di essere intercettate. Allora smisi di intercettare, e poi ripresi le indagini con una forza di polizia diversa, nel disperato tentativo di salvare il salvabile". Depistaggi, errori, complicità e omertà. E una prigione che ancora si cerca.