C’è un mondo da scoprire senza digitare

Roberto

Pazzi

Quante mai cose più a misura d’uomo, anzi di adolescente, si potrebbero gustare a dodici anni a scuola, invece di smanettare sul telefono nell’illusione di onnipotenza che a quell’età fulmina la mente. A cominciare dal piacere di viaggiare con la mente nella lettura di libri belli, che aprano mondi lontani nel tempo e nello spazio.

Magari guidati da professori incantatori, che siano stati a propria volta catturati prima, allo loro stessa età, da quel Cosimo Piovasco di Rondò, il ragazzino che dopo una litigata con i genitori decide di salire per protesta su un albero, inaugurando una vita intera passata lassù senza mai più scendere, a rifiutarsi di crescere secondo i canoni della normalità.

Per citare il capolavoro di Italo Calvino, "Il barone rampante", un romanzo che parla della loro età, perché Cosimo aveva più o meno gli anni dei nostri ragazzi, che sogniamo renitenti alla leva in massa dei tetefonini. E dopo la scorribanda nei libri favolosi di quell’eta che non dimenticheranno mai più, praticare qualche sport oltre il solito calcio, come la bicicletta, il tennis, il rugby, la pallavolo, pratiche che li abituino a misurarsi con gli altri, a saper perdere, non solo a inseguire la vittoria. Ma soprattutto cerchino la strada della creatività magari scrivendo qualche bella storia, sognando di poter allineare un giorno nei libri della loro bibliotechina, un romanzo scritto da loro, emulo di quelli più amati.