Venerdì 19 Aprile 2024

"C’è l’emergenza Covid". Hong Kong rinvia il voto L’opposizione: la Cina vuole evitare la sconfitta

Contesta anche la Germania che, come la Gran Bretagna, sospende l’accordo di estradizione

HONG KONG

Hong Kong rinvia di un anno, dal 6 settembre 2020 al 5 settebre 2021, le elezioni politiche per la "grave situazione" dell’ondata del Covid-19: la governatrice della città-stato, Carrie Lam, ha usato i poteri speciali della legge coloniale, motivando con l’emergenza sanitaria la "decisione più difficile degli ultimi sette mesi", contando sul "sostegno" di Pechino. La mossa, destinata ad alimentare le critiche sulle libertà politiche in deterioramento (tra i primi a condannare la scelta gli Usa), ha visto i deputati pro-democrazia firmare una dichiarazione, lamentando un attacco alle all’autonomia di Hong Kong.

I gruppi democratici puntavano a prendere il controllo dei 70 seggi del parlamentino locale, ma il rinvio potrebbe non garantire una spinta al sostegno popolare dei partiti filo-pechinesi. "Nessuno crederebbe che il rinvio sia dovuto alla pandemia", ha notato Alvin Yeung, deputato in carica e leader del Civic Party. "L’unica altra spiegazione logica è che stanno cercando di guadagnare tempo, perché prevedono una vittoria schiacciante del campo democratico".

Lam ha enfatizzato i 10 giorni di fila con oltre 100 casi di contagio e ha citato i rischi di diffondere la malattia se 4,4 milioni di elettori si fossero recati alle urne. La polizia di Hong Kong ha emesso i mandati di cattura contro sei attivisti rifugiatisi all’estero e sospettati di violazione della normativa per secessione e collusione con forze straniere. Tra i destinatari Nathan Law, cofondatore con Joshua Wong di Demosisto e ora a Londra, e Wayne Chan, leader di Hong Kong Indipendence Union. Misura che ha indotto la Germania ad adottare passi formali: "Di fronte agli attuali sviluppi abbiamo deciso di sospendere l’accordo di estradizione con Hong Kong", ha detto il ministro Heiko Maas. Berlino s’è unita ai Paesi che si sono mossi in tal senso come Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda.