Bussate in portineria, sarete aiutati Dietro al vetro l’angelo di quartiere

Non più custode del condominio, ma servizio alla comunità per aiutare anziani e giovani in difficoltà. L’idea è di un ex professore: "Annaffiare le piante, cambiare lampadine, fare la spesa: ci pensiamo noi"

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di Rita Bartolomei

Forse non avrà l’erudizione di Renée Michelle, la portinaia che sapeva togliere dubbi su tutto, e viveva con un gatto di nome Lev, sì come Tolstoj. Personaggio nato dalla fantasia della scrittrice francese Muriel Barbery e consacrato nel best seller, L’eleganza del riccio. Ma il portinaio di comunità che ha in mente per Venezia Mario Morandi, un signore di 73 anni, per 35 fiero professore di "elettrotecnica e automazione industriale a Chioggia", promette una cosa ancora più rara: farci sentire meno soli.

Morandi, da presidente del Centro servizi volontariato, intanto ha lanciato un bando. Il progetto si chiama ’portinerie sociali’. "Per tutto marzo cercheremo le associazioni. Che poi sceglieremo, come direttivo. Massimo quattro, non è che abbiamo tanti soldi. Quanti? Cinquantamila euro. Speriamo di partire a giugno. Naturalmente il Covid incombe. Ma noi ce la metteremo tutta".

Sì, ma per fare cosa? "Annaffiare le piante o cambiare una lampadina, fare la spesa, andare in farmacia per le medicine. Piccole incombenze quotidiane che tanti anziani fanno fatica a sbrigare. Ci rivolgiamo soprattutto a loro. Naturalmente risponderemo anche ai più giovani in difficoltà, come i disabili. Tutto assolutamente gratuito. Pensiamo a un progetto che duri intanto un anno. Speriamo di trovare 25-30 volontari. Perché i bisogni sono aumentati con il Covid, come la povertà". Anche per questo i progetti di portinerie sociali conquistano sempre più città.

In Italia si era già partiti con qualche esperimento nelle case popolari quando un professore parigino di economia ebbe un’idea luminosa: i chioschi di quartiere. Era l’aprile 2015 e Lulù dans ma rue (Lulù nella mia strada) decollò. L’idea: far incontrare chi cerca un’occupazione e chi invece chiede un servizio.

Morandi conosce bene l’esperimento parigino. Da signore educato d’altri tempi dice: "Studieremo anche quel che hanno fatto altri". Intanto sono nati servizi simili in tutta Italia, da Bologna a Bari a Genova, nei bar e nelle botteghe. Spazi fisici o virtuali. Proprio quelli che ha in mente Venezia.

"Il nostro obiettivo è duplice – mette a fuoco il presidente del Csv –. Vogliamo far conoscere meglio le associazioni. E soprattutto avvicinare gli anziani. In troppi rimangono a casa e si isolano. Anche se chi vive in un paese penso sia più libero, rispetto alla città".

Il tema è serio soprattutto oggi, con la pandemia. Per questo si vuole arrivare anche nei piccoli centri, "le associazioni stanno cercando strutture, private o comunali". Nel mondo del volontariato c’è un prima e un dopo il Covid. "Continuiamo con difficoltà a garantire il trasporto sociale. Sono anche presidente di ’Vivere Anteas a Chioggia’ ho incontrato i volontari – racconta il professore –. Chiaro, sono preoccupati. Ho chiesto, cosa dite, chiudiamo per un certo tempo. No, mi hanno risposto. Ogni volta che andiamo a prendere un anziano gli misuriamo la febbre, lo facciamo sedere dietro, cerchiamo di prendere tutte le precauzioni possibili. Percorriamo molte migliaia di chilometri all’anno verso ospedali e case di cura. A volte sì, siamo presenti dove i servizi sociali non arrivano. Purtroppo".