Bus incendiato a Milano, il conducente: "Morti in mare colpa di Salvini e Di Maio"

La testimonianza di una studentessa a bordo del mezzo sequestrato da Ousseynou Sy: "Ci ha ammanettati e ci minacciava"

 Il bus in fiamme (Facebook Marco Cella / Ansa)

Il bus in fiamme (Facebook Marco Cella / Ansa)

Milano, 20 marzo 2019 - "Voglio farla finita, fermate le morti nel Mediterraneo". Sono le parole che, secondo i testimoni, Ousseynou Sy avrebbe gridato mentre appiccava il fuoco al bus sequestrato con a bordo una scolaresca di Crema. Il conducente, italiano di origini senegalesi, ha prima dirottato il mezzo. Poi, bloccato dai carabinieri sulla strada provinciale 415 che collega Pantigliate a San Donato Milanese, lo ha incendiato, minacciando di uccidersi. Una folle, disperata, protesta contro le stragi nel Mediterraneo avrebbe dunque animato l'uomo, che pare avesse precedenti per guida in stato di ebbrezza e violenza sessuale. Dal 2004 lavorava come autista della società Autoguidovie.  

"MORTI IN AFRICA COLPA DI SALVINI E DI MAIO" - Un viaggio di terrore per i 51 studenti della scuola Vailati, durato 40 minuti. "Ci ha ammanettati e ci minacciava - ha raccontato una ragazzina -. Diceva che se ci muovevamo, versava la benzina e accendeva il fuoco. Continuava a dire che le persone in Africa muoiono e la colpa è di Di Maio e di Salvini". L'uomo, 47 anni, era diretto - sempre in base alle testimonianza  - all'aeroporto. "Adesso andiamo a Linate - avrebbe detto -. Di qui non esce vivo nessuno".  

LEGATI E MINACCIATI DI MORTE - "Già quando siamo partiti da casa aveva detto che era finita la benzina - riferisce Sami, 13 anni - per questo aveva in mano una tanica. Era strano. Poi siamo partiti e a quel punto ha cambiato la direzione del bus: ha chiesto all'insegnante e alla bidella di legarci con le fascette di plastica", quelle che usano gli elettricisti. Sami ne ha ancora una al polso: "Solo quelli che erano seduti davanti sono stati legati, ma sono riusciti a slegarsi: una professoressa aveva una pinzetta". Sempre secondo Sami, il senegalese "diceva di voler vendicare le sue tre figlie morte, e per questo togliere la vita a tutti noi".

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Provvidenziale l'intervento dei carabinieri (avvertiti dai genitori di uno studente che dal bus ha dato l'allarme): i militari sono riusciti a fermare il pullman. Un'operazione rischiosa perché Ousseynou Sy non si è fermato al posto di blocco, ma lo ha speronato finendo contro il guardrail. E' a quel punto che ha dato fuoco al mezzo, mentre i carabinieri spaccavano i vetri e facevano scendere i ragazzi. 

Ora il 47enne è indagato per strage aggravata da finalità di terrorismo, sequestro di persona, incendio e resistenza. 

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