Giovedì 18 Aprile 2024

Burocrazia senza umanità Sofia, scuola inaccessibile

L’istituto di Comacchio ha vietato alla madre l’ingresso nel cortile con l’auto. La donna costretta a portare in braccio la figlia, che non vede e non cammina

di Stefano Lolli

Nel posto auto riservato ai disabili, un corriere scende da un furgone per consegnare un pacco. Fuori dal cancello di un istituto comprensivo, il ’Fattibello’ di Comacchio (Ferrara), Maura Cavalieri regge in braccio la figlia Sofia: 12 anni, cieca e impossibilitata a camminare. "Non ci è più consentito entrare con l’auto nel cortile della scuola – racconta la donna –. Dal 13 aprile, ripresa delle lezioni, per imprecisati motivi di sicurezza, dobbiamo restare fuori. Ma così, portare Sofia sino all’ingresso dell’istituto diventa un’avventura". A offendere non sono gli ostacoli che Maura, e il marito Gabriele Luciani, affrontano da quando la bimba è nata, affetta dalla rarissima sindrome di Warburg-Micro, ma la ’cecità’ della burocrazia scolastica: "Di colpo ci è stata negata la possibilità di arrivare fin sotto la rampa d’accesso della scuola, dove ogni giorno Sofia veniva caricata sulla carrozzina e accompagnata in aula. Nessuno ci ha spiegato i motivi: un addetto è sceso e ci ha detto ’ragioni di sicurezza’. Stop".

Stop anche alle lezioni, per ora. Perché la rabbia e la fatica rendono quel breve tragitto dal cancello alla porta della scuola come la scalata dell’Everest: "Sofia ha sentito che non stava andando a scuola – prosegue la mamma –, non c’erano le voci degli altri bimbi, anche se non riesce a comunicare ha percepito, come me, il rifiuto". Una decisione inspiegabile. Forse una circolare più restrittiva, forse il timore di contagi fra gli alunni della primaria. Ma per i genitori della bimba disabile, e per l’avvocato Laura Andrao (legale del Confad, il coordinamento nazionale delle famiglie con disabilità), quanto sta accadendo in quella scuola non si spiega "se non con una gravissima violazione dei diritti di inclusione".

Questa la motivazione alla base della diffida che l’avvocato ha inviato alla dirigente Adriana Naldi: "Ho ricordato che nelle dichiarazioni dell’Onu si fa esplicito riferimento alla possibilità di rivedere le norme, quando esse ledono i diritti fondamentali". Ma al di là delle declaratorie, riprende mamma Maura, "contano la ragionevolezza e la sensibilità". Di fronte a sè, però, da una settimana la donna e la bambina hanno trovato un muro invalicabile: "Qualcuno pensa che caricandomi Sofia sulle spalle io possa comunque recapitarla a scuola, come farebbe un addetto di Amazon – conclude la donna –. Ma anche se pesa poco, è alta 1 metro e 20, quando piove è un inferno, e ogni passo aumenta il magone". Per quei 50 metri negati, Sofia si ritrova in un ’lockdown’ che ha poco a che vedere col Covid, ma in cui incide tanto la burocrazia.