Giovedì 25 Aprile 2024

Ragazzi in overdose di violenza. Compito della scuola: rieducarli

Ipnotizzati dai social e bersagliati da messaggi negativi, serve una svolta LA NOSTRA PROPOSTA / Scuola, un'ora a "lezione di vita 4.0"- di PAOLO GIACOMIN

Bullismo e violenza (Newpress)

Bullismo e violenza (Newpress)

Roma, 30 marzo 2018 -  Un ragazzino napoletano di 16 anni ha puntato la pistola contro i compagni di scuola per imitare il suo eroe della serie tv Gomorra. La baby star australiana della pubblicità Amy ‘Dolly’ Everett si è uccisa a 14 anni: non sopportava di essere il bersaglio dei bulli digitali. La vita di una 16enne torinese è stata stravolta quando un suo video, mentre faceva sesso in una discoteca, è diventato virale nel suo istituto tecnico. Un ragazzo romano di 16 anni, ossessionato dai videogame violenti, ha cominciato a comportarsi come i personaggi dei giochi più amati, finendo per maltrattare il fratellino di 20 mesi e terrorizzando la famiglia. Computer, film, smartphone e social network non sono diversi da un buon bicchiere di vino rosso. Arricchiscono le nostre vite, ma quando vengono usati in maniera distorta gli effetti possono essere devastanti. Soprattutto quando i genitori, spesso sempre più assenti, abdicano al ruolo naturale di filtro.

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L’Italia fa parte di un piccolo gruppo di governi (gli altri sono Germania, Regno Unito, Malta, Polonia e la regione spagnola della Navarra) che ha già mosso qualche passo nel non abbandonare i propri giovani. Ispirandosi al modello Digcomp (un quadro comune di riferimento europeo per le competenze digitali), dal 2018 sono partiti alcuni progetti pilota. «A Taranto – spiega la professoressa Sandra Troia, che da anni si occupa dell’integrazione tra scuola e nuove tecnologie – ci sono 180 ragazzi che già da quest’anno riceveranno una formazione ad hoc per affinare il loro spirito critico e il senso di responsabilità nell’utilizzo dei nuovi media». Per quanto ottima questa iniziativa rimane una delle poche. La situazione nel Belpaese è a macchia di leopardo.

LA NOSTRA PROPOSTA / Scuola, un'ora a "lezione di vita 4.0"- di PAOLO GIACOMIN

Per quanto riguarda il bullismo il 52% dei dirigenti scolastici – secondo l’ultimo rapporto del Censis – ha dovuto gestire casi di aggressione digitale, il 10% di sexting e il 3% di grooming (l’adescamento di un minore tramite il web). L’81% dei presidi ha affermato che i genitori tendono a minimizzare il problema e il 49% ha sostenuto che la maggiore difficoltà da affrontare è rendere consapevoli mamme e papà della gravità dell’accaduto. Solo il 39% degli istituti dichiara di aver già attuato alcune delle azioni specifiche contro il cyberbullismo previste dalle linee ministeriali. Il 51,8% dei dirigenti ha organizzato incontri sulle insidie di Internet con esperti del settore, ma queste tavole rotonde sono state snobbate dalle famiglie: la partecipazione è stata bassa nel 58,9% dei casi, media nel 36% e alta solo nel 5,2% di scuole. Ma le minacce e gli insulti non sono solo virtuali. Sono stati segnalati diversi casi, l’ultimo dei quali in una scuola privata di Monza lo scorso novembre, in cui giovani adolescenti si ritrovano, anche sotto ricatto, per incontri hot, il più delle volte ripresi con i telefonini, nei bagni della scuola.

Un altro tema, spesso sottovalutato, è quello dell’assuefazione digitale. La difficoltà più grande, quando si parla di dipendenza da web, è quella di stabilire il limite oltre il quale il consumo diventa dannoso. L’Oms in gennaio ha ufficializzato la decisione di inserire la dipendenza da videogiochi nella prossima revisione della International Classification of Diseases, la ‘lista ufficiale’ delle malattie.

Uno studente più allenato a riconoscere tutte le sfaccettature della complessità, è una persona ‘vaccinata’ alle bufale. L’uso di notizie false per manipolare l’opinione pubblica è vecchio quanto il mondo, ma il grado di penetrazione raggiunto coi social è un fenomeno nuovo. Uno studio di Stanford del 2016 dimostra che siano i più giovani, paradossalmente, a dimostrare le difficoltà maggiori nel riconoscere un’informazione inventata. E allora formare i nostri ragazzi, e non solo loro, a distinguere il vero dal falso; a sviluppare la loro creatività sulla Rete; a evitare le trappole del bullismo e della dipendenza digitale diventa importante come una lezione di storia o matematica.

2.continua

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