Bruxelles snobba Sputnik, Putin si vaccina E attacca: "Il no Ue? Una difesa delle lobby"

Battaglia politica sul siero di Mosca, approvato da 55 Paesi e strumento di propaganda. In aprile l’Ema in Russia per la revisione

Migration

di Luca Bolognini

Prima ha mandato avanti la figlia (sai mai) e dopo sette mesi sarà lui a vaccinarsi. Vladimir Putin oggi riceverà la prima dose del siero anti Covid. Non ha espressamente detto che si inietterà lo Sputnik V, ma è difficile pensare il contrario. La puntura a favore di flash e telecamere arricchirà – come se ce ne fosse bisogno – la sterminata galleria di ritratti in azione dello zar. E così dopo Putin-judoka, Putin-cacciatore di tesori negli abissi, Putin-asso dell’hockey, Putin-cavallerizzo a petto nudo e Putin-carrista in Siberia avvolto nel pellicciotto (come si è fatto immortalare nelle ultime vacanze) ecco che il presidente Big Jim, per la gioia dei collezionisti, si trasformerà in Putin-immunizzato.

Dietro l’operazione mediatica si nasconde, ovviamente, una battaglia politica. La Russia, non è un mistero, sta utilizzando lo Sputnik come una vera e propria arma diplomatica. Sono 55 le nazioni che hanno approvato (in uso emergenziale) il siero di Mosca. Gli accordi presi con molti paesi del Sud America, da sempre considerato il cortile degli Stati Uniti, e anche in Europa dimostrano le intenzioni del Cremlino. Il vaccino è fondamentale per la propaganda, visto che può dare alla Russia l’immagine di una potenza high-tech.

"La semplicità d’uso e la facilità di conservazione dello Sputnik – ha fatto notare Dmitry Kulisj, dell’università privata Skoltech – potrebbero offrire quel margine necessario per imporsi nel mondo, come è successo col kalashnikov".

Anche per questo lo schiaffo ricevuto domenica da Thierry Breton non è stato affatto gradito. Il commissario Ue al mercato interno aveva detto, senza girarci troppo attorno, che l’Europa non "aveva assolutamente bisogno dello Sputnik", mettendo poi in risalto i problemi di produzione del siero. E questo per Mosca, che comunque vede nell’apertura di laboratori in altri Paesi un’altra occasione per esercitare il suo soft power, è una difficoltà oggettiva.

Non è quindi un caso che Putin abbia reagito in meno di 24 ore, annunciando che si vaccinerà e attaccando la Ue. "Noi non imponiamo niente a nessuno, ma quando sentiamo certe dichiarazioni da alti funzionari, allora viene da chiedersi quali interessi stiano proteggendo e rappresentando queste persone. Staranno facendo il bene dei cittadini europei o sono dei lobbisti? E per giunta – è sbottato lo zar – impongono anche sanzioni contro di noi". Eh sì, perché ieri il Consiglio della Ue, oltre alla Cina, ha deciso di puntare l’indice contro il Cremlino (colpendo due russi) per aver violato i diritti della comunità Lgbt in Cecenia.

I rapporti tra Mosca e Bruxelles, fatalmente incrinati dall’annessione della Crimea nel 2014, sono ormai davvero ai minimi termini. I legami tra Ue e Russia hanno raggiunto "il punto più basso", ha confermato Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, dopo una telefonata con Putin, nella quale i due hanno parlato anche della possibilità di usare lo Sputnik nei paesi membri. Lo zar si è detto disponibile a "ripristinare un formato normale e depoliticizzato di interazione con la Ue".

E forse il fatto che il 10 aprile i tecnici dell’Ema saranno a Mosca per parlare direttamente con Putin e revisionare gli studi clinici sul vaccino russo e che il portavoce della Commissione Ue, Eric Mamer, abbia detto che per lo Sputnik "la porta non è chiusa per sempre", dimostra che qualcosa, al di là delle parole, si stia già muovendo.