Bruxelles prenota 1,8 miliardi di vaccini. Ma l’Italia è pronta a comprarli da sola

L’obiettivo è non trovarsi più scoperti. Contatti con Pfizer e Moderna: "Ma solo se avremo problemi con le forniture Ue"

I militari consegnano le dosi del vaccino anti Covid agli operatori sanitari

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Non ripetere la fallimentare gestione dell’acquisto dei vaccini e agire per tempo in vista della necessità di rivaccinarsi nel 202223 per proteggersi dalle varianti. Per questo la Commissione Europea avvierà un negoziato per acquisire complessivamente 1,8 miliardi di dosi di vaccini anti Covid-19 di seconda generazione. Lo hanno indicato fonti europee a Bruxelles. La Commissione avrebbe già informato gli Stati dell’intenzione di firmare un accordo quadro con una casa farmaceutica – pare sia in vantaggio BioNTechPfizer – per 900 milioni di dosi più un’opzione per altri 900 milioni che arriverebbero nel 2022 e nel 2023. Le società interessate sarebbero solo BioNTechPfizer e Moderna, data la preferenza comunitaria per vaccini realizzati utilizzando la tecnologia mRNA (più facile ad adattare alle varianti). BioNTechPfizer produce in Belgio e Germania, Moderna in Spagna e Svizzera.

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Ieri è circolata la notizia che l’Italia sarebbe pronta a fare una proposta formale per l’acquisto di vaccini a Moderna e Pfizer se si manifestasse un problema di dosi alla quale non sia possibile far fronte in sede europea. Questo il senso di una telefonata del presidente del Consiglio Mario Draghi all’amministratore delegato di Moderna, avvenuta nei giorni scorsi. Palazzo Chigi, interpellato, ha però detto che non c’è una trattativa con Moderna finalizzata all’acquisto parallelo di vaccini.

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Secondo fonti parlamentari favorevoli alla trattativa parallela, la richiesta sarebbe stata di trenta milioni di dosi da fornire nella seconda metà del 2021. Sempre secondo le stesse fonti, gli accordi preventivi stipulati dalla Commissione vietano sì la possibilità per i membri Ue di firmare singolarmente contratti preventivi con gli stessi produttori, ma consentono di farli successivamente, sempre che non confliggano con la distribuzione concordata con la Commissione. Ma la tesi è stata confutata ieri da Bruxelles.

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"Non siamo al corrente dell’oggetto delle discussioni in corso riportate dalla stampa tra il governo italiano e la casa farmaceutica Moderna, ma possiamo solo reiterare che nell’ambito della strategia vaccinale Ue sono proibite le trattative parallele sulla fornitura di dosi", ha detto un portavoce della Commissione Europea. Il divieto di contrattazione bilaterale vige per le case farmaceutiche che hanno già un contratto con l’Unione europea, che sono sei: Pfizer-BioNTech, Moderna, AstraZeneca, Johnson&Johnson, Curevac e Sanofi-Gsk. Per i vaccini non compresi nel portafogli della Commissione (quali il russo Sputnik V o il cinese Sinopharm) gli Stati membri possono prendere l’iniziativa propria. Come già fatto dall’Ungheria e potrebbe fare presto la Germania con Sputnik.

Discorso a parte la produzione nazionale, che nella prima fase sarà - come fa già oggi la Catalent di Anagni – infialamento. Nell’ultima conferenza stampa Mario Draghi ha ricordato che "ci sono già vari accordi per la produzione di vaccini in Italia, uno per Pfizer in Lombardia" e ha aggiunto che "per la produzione di vaccini in Italia le aziende parlano di 3-4 mesi da ora".

L’Italia conta poi di avere da settembre-ottobre l’autorizzazione per il promettetene vaccino italiano Reithera (la fase 2 terminerà tra maggio e giugno, la fase 3 a fine agosto dopodiché partirà la richiesta all’Ema per una autorizzazione di emergenza) ma qui la produzione (a differenza di quanto fece ad esempio Pfizer nel 2020) non è partita: si è in attesa dell’ok di Ema. Apparentemente non si vuole rischiare mesi prima di un via libera dell’agenzia regolatoria che è probabile, ma non certo. La scelta conservativa è stata fatta nonostante 81 milioni di investimenti da parte dello Stato, attraverso Invitalia. Di conseguenza, una volta avuta l’autorizzazione del’Ema, ci vorranno mesi per produrlo. E sia arriverà al 2022.