Bruxelles dice sì a Kiev: "Entrerete in Europa"

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"Momento storico". Sono le parole usate dal presidente ucraino Volodymir Zelensky (in videocollegamento con il Consiglio Ue) quelle più in voga a Bruxelles, dove ieri l’organismo che riunisce i capi di governo Ue era chiamato a ratificare la richiesta della Commissione di concedere lo status di Paese candidato ad entrare nell’Ue all’Ucraina e alla Moldavia (la Georgia seguirà a ruota). Cosa che poi in effetti è avvenuta. Una decisione di grande importanza geopolitica, che potrà anche non avere effetti immediati (i negoziati andranno avanti anni) ma che ha come risultato tangibile quello di spedire un segnale molto concreto, anche se tutto "politico", alla Russia di Putin. Riconoscendo all’Ucraina lo status di paese "candidato", la Ue in un certo senso pone Kiev sotto il proprio "ombrello protettivo". Tant’è che la presidente della Comissione Ue Ursula von der Leyen (foto) è apparsa molto soddisfatta: "Oggi è un buon giorno per l’Europa".

Ma non sono state tutte rose e fiori. Al Consiglio è infatti scoppiato lo psicodramma dei Balcani occidentali: per loro nessun risultato tangibile causa veti incrociati. La questione è arzigogolata: l’Albania e la Macedonia del Nord, dopo anni di riforme, non riescono a ottenere l’apertura dei negoziati per l’adesione a causa del blocco della Bulgaria, che sbarra la strada a Skopje per questioni identitarie. Per il momento il dossier è stato quindi congelato. Le urgenze sono altre.