Sabato 20 Aprile 2024

Brunetta detta la linea: "Ecco il piano in tre mosse per fermare l’inflazione"

Il ministro blinda il governo: basta sabotatori nei partiti: "C’è chi sembra vergognarsi di appoggiare questo esecutivo. Ma alle elezioni gli italiani premieranno chi sta con Draghi"

Renato Brunetta, 72 anni

Renato Brunetta, 72 anni

Altro che crisi e pettegolezzi di quart’ordine. Ora Draghi e tutti noi al governo abbiamo il compito di uccidere il mostro dell’inflazione, che, come l’Idra, ha tante teste diverse e contro il quale abbiamo già stanziato 33 miliardi di euro. Dobbiamo essere lucidi nella diagnosi e nella cura: tutti gli interventi dovranno essere collocati all’interno di un doppio patto sociale, uno europeo e uno italiano. Non c’è più tempo da perdere". Il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, uno dei più vicini al premier, è esterrefatto per l’ultima burrasca in un bicchier d’acqua, la crisi sfiorata (al momento solo allontanata) mentre Mario Draghi e il suo esecutivo sono impegnati a strappare risultati importanti in Europa e a fronteggiare un rialzo dei prezzi che non si vedeva dal 1986.

Il rischio della crisi politica, con la rottura Conte-Draghi, sembra ancora incombente.

"C’è chi vuole ricacciare indietro il Paese. Riportarlo a un’epoca di liti continue e defatiganti, nelle quali le forze politiche cercano continui riposizionamenti e bracci di ferro per garantirsi rendite di posizione. La maggioranza s’è impegnata in un’incredibile e autolesionistica opera di autodemolizione. Di se stessa, dei risultati ottenuti, del rilancio economico in corso".

Perché questa sorta di spinta distruttiva?

"Non rinuncio a chiedermi “cui prodest”. Non mi basta la facile spiegazione sul bisogno di visibilità dei leader, sull’avvicinarsi della più difficile e aspra campagna elettorale degli ultimi decenni. C’è una strana tensione che pervade le forze di maggioranza. Vedo all’opera la tentazione di un cupo radicalismo, che preferisce l’instabilità perenne all’evoluzione del Paese dall’Italietta di sempre all’Italia rispettata nel mondo. Ma non si può coinvolgere Draghi e la sua leadership, sopra le parti".

Sta dicendo che, comunque, indietro non si può tornare?

"Dico che c’è un’agenda molto chiara, l’agenda Draghi-Mattarella, il Pnrr, un programma pronto per il futuro, e, soprattutto, un metodo di lavoro. Mi chiedo se non sia questo ciò di cui hanno maggiormente paura i populisti in servizio permanente effettivo. I partiti al governo dovrebbero rivendicare con orgoglio tutti i traguardi tagliati e invece perdono tempo a piantare bandierine sempre più scollate dalla realtà, quasi vergognandosi di far parte dell’esecutivo".

Davanti a noi, però, c’è anche il mostro dell’inflazione, l’Idra a più teste. Come affrontarla?

"Sbaglieremmo a curarla tutta con lo stesso farmaco, ad esempio con la leva monetaria. L’aumento dei tassi a dosi massicce, da solo, rischierebbe di farci passare dalla padella dell’inflazione alla brace della stagflazione, con annessa esplosione degli spread".

Qual è la prima testa del mostro?

"È quella di Putin: per metà l’aumento dei prezzi riguarda al momento i prodotti energetici e i meccanismi speculativi generati dalla guerra. Contro questa fiammata, da shock dell’offerta, bisogna accelerare sul price cap, il tetto al prezzo del gas e del petrolio, e sul decoupling, entrambi teorizzati e invocati da Draghi. Per questo non possiamo aspettare ottobre. Ci vuole un accordo europeo subito".

Nell’immediato le famiglie e i lavoratori devono, però, fare i conti con il caro-tutto.

"La seconda testa dell’Idra è il surriscaldamento dell’economia post-Covid, variabile da Paese a Paese. Qui servono interventi mirati e selettivi. Da noi vedo tre mosse possibili: ai lavori poveri, non coperti da contratti o coperti da contratti pirata, vanno estesi i minimi della contrattazione confederale. Per rafforzare in generale i salari italiani, strutturalmente bassi, avanti con il taglio del cuneo fiscale e con i salari di produttività. Per difendere il potere d’acquisto delle fasce di reddito medio-basse, infine, servono sforzi indirizzati chirurgicamente, seguendo l’Isee: aiuti per le bollette, bonus dei 200 euro non a pioggia, incentivi per i fringe benefits ai dipendenti".

Draghi parla, comunque, di un momento di successi.

"Ha ragione. Solo nell’ultima settimana prima il Consiglio europeo, grazie alla spinta determinante del nostro premier, ha dato il via libera allo status di candidati nell’Ue a Ucraina e Moldavia. Poi il G7 di Elmau si è impegnato anche ad esplorare interventi aggiuntivi come il price cap per l’energia. Infine, al vertice Nato di Madrid è arrivato l’accordo con la Turchia per l’adesione di Svezia e Finlandia alla Nato. Una tripletta eccezionale, che una crisi dell’esecutivo italiano avrebbe trasformato nel suo contrario: nello scenario distopico di una vittoria di Putin a tutto campo (sull’Ue, sul G7 e sulla Nato)".

Insomma, la nave Italia va.

"Al momento va a gonfie vele, inflazione esclusa, naturalmente. E bisogna raccontarla bene, questa navigazione. Abbiamo gestito la pandemia meglio di chiunque altro nell’Ue e, forse, nel mondo. Abbiamo stanziato, lo ripeto, 33 miliardi di euro per il caro-prezzi. È per questo e per la straordinaria resilienza e responsabilità mostrata dai nostri concittadini, che siamo cresciuti del 6,6% nel 2021 e che abbiamo buone possibilità di chiudere il 2022 superando il 3,1% del Pil. Stime e dati a consuntivo che sono uno schiaffo ai catastrofisti di professione".

A che punto siamo con il Pnrr?

"Abbiamo centrato anche tutti i 45 obiettivi previsti entro il 30 giugno 2022. In un anno avremo ricevuto ben 70 miliardi. Sono convinto che raggiungeremo anche le milestone e i target 2022 e 2023: arriveranno altri 40 miliardi. Però attenzione: non sono solo soldi. Sono soldi in cambio di riforme".

Anche sulle riforme, però, i partiti hanno frenato.

"Ogni volta che le forze della conservazione hanno provato a fermare il corso delle riforme non ci sono riuscite".

Eppure, non tutte all’altezza delle aspettative.

"Se un freno in qualche materia si è avvertito, è venuto proprio dalle appartenenze ideologiche e dalle resistenze corporative. Ma non è arroccandosi sotto le bandierine identitarie della destra e della sinistra che si fa crescere il riformismo. E il Pnrr è il simbolo e il metodo di questa strategia pragmatica. Ma è anche una nuova pedagogia politica, che ha già seminato nella coscienza del Paese".

E qual è, in conclusione, la traduzione politica di questa pedagogia?

"Il successo del civismo alle amministrative è il suo primo raccolto: è stata premiata l’idea del fare bene e del fare possibile, al di là di steccati e appartenenze. Sono stati apprezzati i partiti che più sono stati leali e decisivi nell’attuazione dell’agenda Draghi e del Pnrr. In fondo, è anche per questa ragione, io credo, che servirà rendere riconoscibile nelle urne, davanti agli elettori, l’arco delle forze che ne ha voluto, predisposto e sorretto l’attuazione. All’estero se ne sono accorti. Sono certo che lo faranno anche gli italiani alle prossime elezioni politiche".