Braccio di ferro con la Bce Il governo teme il rialzo dei tassi Meloni cerca alleati in Europa

L’affondo del Mef: "L’inflazione non si combatte solo così, serve una politica sulla produzione"

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di Antonella Coppari

Più dei rincari che flagellano gli italiani, il governo è preoccupato, anzi, preoccupatissimo per "il" rincaro. Quello, s’intende, dei tassi di interesse. Un rialzo del costo del denaro, nell’attuale situazione, è destinato a frenare l’economia perché ridurrebbe la liquidità sui mercati e di conseguenza gli investimenti sulla crescita. Un’ulteriore botta, insomma, per famiglie e imprese. La Bce sembra decisa a proseguire nella sua strategia per contrastare l’inflazione con una nuova serie di rialzi (mezzo punto alla volta) a partire dal prossimo mese. Il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, non fa mistero di considerarla una pessima idea: "La Banca centrale dovrebbe rivedere l’intenzione dichiarata di procedere con un nuovo aumento dei tassi già a inizio anno". Dal ministero dell’Economia concordano: "L’inflazione non si combatte solo in quel mondo: serve anche una politica sulla produzione", spiegano nel giro del ministro Giancarlo Giorgetti.

Eccola qui, dunque, la priorità per Palazzo Chigi: far cambiare linea a Francoforte. Ma per questo serve ben più di una disputa teorica: urgono alleati. L’obiettivo in queste settimane è dunque dare vita a un fronte con dentro Paesi come Francia o Spagna in grado di incidere sulla scelta dell’istituzione guidata da Christine Lagarde, che si riunirà il 2 febbraio. Nasce di qui, l’affondo del ministro della Difesa nonché braccio destro di Giorgia Meloni, Guido Crosetto: "Basta il buon senso di una massaia per capire che alcune decisioni provocano effetti negativi perché amplificano la crisi". L’opposizione critica l’attacco, ma nell’esecutivo e nella maggioranza ritengono che un fronte europeo avrebbe nella sua faretra le frecce offerte dalla realtà: "L’inflazione sta calando, a determinarla sono stati diversi fattori ma il più importante è l’aumento del prezzo del gas, che a sua volta scende drasticamente". E uno spiraglio viene anche dallo spread tra i nostri titoli e quelli tedeschi, sceso a 200 punti base, in calo di quasi 10 punti.

Basterà? Per ora la linea dell’Eurotower non sembra vacillare; la risposta alle critiche è affidata ad uno studio di 5 economisti pubblicato sul blog della Bce intitolato Politica fiscale: da un pranzo gratis ad uno abbordabile. Nonostante il rifinanziamento del debito "sia diventato più costoso per i governi" a causa del rialzo dei tassi di interessi – si spiega – i debiti dell’Eurozona possono restare sostenibili" perché "l’alta inflazione tende a migliorare alcuni dati rilevanti della sostenibilità fiscale", provocando un aumento del Pil nominale "e una contestuale diminuzione del rapporto debito-pil". Il titolare della Difesa non ha dubbi: "Mi hanno dato ragione". A onor del vero, Francoforte si difende scoprendo gli effetti benefici dell’inflazione sul PIl nominale, ma nei fatti non c’è alcun cenno di ripensamento. Spuntarla nel braccio di ferro sarebbe in prospettiva fondamentale.

Al momento, gli italiani devono vedersela con un’ondata di rincari immediati e il governo non vuole bruciare le tappe: "Due terzi della manovra sono impegnati per il sostegno di famiglie e imprese in questo trimestre: aspettiamo e vediamo quello che succede", dicono dal Mef. Wait and see: ma cosa? Che la discesa del prezzo del gas si traduca in diminuzione concreta del costo delle bollette. Finora non si è visto alcun vantaggio, anzi il contrario. Sui tempi necessari perché gli utenti si accorgano della diminuzione non c’è unanimità: c’è chi pensa ci vorranno sei mesi e chi ritiene che già in marzo le bollette scenderanno. In caso contrario, assicurano governo e maggioranza, "siamo pronti a intervenire con nuovi sostegni". Mettendo nel conto anche uno scostamento di bilancio. Dove invece Palazzo Chigi non ha alcuna intenzione di investire miliardi è sul prezzo della benzina. La diminuzione delle accise resta un obiettivo strategico ma per il momento costa troppo. Anche ad essere ottimisti resta fuori dal conto la tassa dell’inflazione. "Ma quella - specifica Crosetto – la si paga con la crescita".