Botte e insulti per vent’anni Arrestato il marito-padrone

Non le permetteva di uscire di casa e anche dopo la separazione la controllava

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MONZA

Botte, umiliazioni, privazione della libertà, delle amicizie e poi l’incapacità di accettare la fine del loro matrimonio. Questo l’incubo che un 49 enne di Barlassina (Monza) ha fatto vivere a sua moglie, per oltre vent’anni. Quando lei ha trovato la forza di lasciarlo e denunciarlo, poco più di un mese fa, lui, invece di rispettare il divieto di avvicinamento a cui è stato sottoposto dal gip di Como, città dove la donna è andata a vivere con il loro figlio di 17 anni, ha proseguito a tormentarla. Ha cominciato a pedinarla, intrufolandosi in casa sua e bersagliandola con centinaia di messaggi minatori e osceni su WhatsApp. Per questo l’uomo si è visto tramutare la misura cautelare in quella più pesante degli arresti domiciliari. Le indagini hanno messo in luce un calvario fatto di soprusi e sofferenze, con un matrimonio in cui lei doveva rispettare un rigido codice di comportamento. Doveva obbedire alle richieste del marito, dare spiegazioni dettagliate di qualsiasi suo spostamento, non usare il telefonino e non avere alcun contatto con amici e conoscenti.

Ogni pretesto era valido per rimproverarla, per dirle "tu non sei niente, fai schifo" e per picchiarla. Le violenze sono continuate nonostante la nascita di un bimbo. La scorsa estate la donna è andata via di casa, con suo figlio, per cercare di cambiare vita. Da allora è iniziato un secondo incubo, quello dello stalking, delle minacce e degli insulti quotidiani inviati, con tanto di emoticon del teschio, via WhatsApp. E poi chiamate e interrogatori al figlio per sapere dove fosse l’ex moglie e ingressi nella loro nuova casa dalla finestra. Fino all’arresto di ieri.