Venerdì 19 Aprile 2024

Botte della maestra ai bimbi? Non è violenza

Il giudice rimette in libertà l’insegnante arrestata in flagranza di reato: "Tre ceffoni in 15 giorni non sono maltrattamenti"

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di Federica Orlandi

L’accusa della Procura è lapidaria: maltrattamenti ai piccoli della scuola materna in cui fa la maestra. A supporto, intercettazioni audio e video che lasciano poco all’immaginazione. "Ti do un pugno", grida a una bimba; a un’altra afferra un braccio, la solleva da terra, la trascina fino a farla cadere. Ancora. A un bambino che non sta fermo durante la pappa, colpisce la nuca con il vassoio del pane.

Sono i fatti registrati dai carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia Bologna centro e finiti nel fascicolo della Procura di Bologna, a firma del procuratore capo Giuseppe Amato e del pm Michele Martorelli; gli episodi, ripresi tra il 13 gennaio e il 2 febbraio scorso, hanno portato all’arresto in flagrante dell’insegnante della scuola dell’infanzia Manzini, alla periferia di Bologna. Lo stesso istituto comunale che, dieci anni fa, finì nella bufera per una vicenda simile: due maestre furono indagate per abuso di metodi di correzione (accuse poi in gran parte ridimensionate in giudizio e infine prescritte).

Per tornare all’altro giorno: la maestra, incensurata e dipendente comunale, è finita in manette dopo che i militari hanno assistito all’ennesima scena di violenza attraverso la telecamera nascosta installata nella scuola circa 15 giorni prima, quando alcuni genitori avevano denunciato "comportamenti impropri" delle maestre (non solo l’odierna indagata). E il 2 febbraio la donna sarebbe stata ripresa mentre schiaffeggiava e poi faceva cadere a terra un bambino.

L’arresto è stato convalidato dal giudice per le indagini preliminari Letizio Magliaro. Il quale, pur riconoscendo come legittima l’iniziativa della Pg, respinge poi la richiesta di applicazione di misura cautelare (domiciliari o interdizione dal servizio) della Procura, ritenendo che, a conti fatti, analizzando gli episodi contestati all’indagata, non si configuri il reato di maltrattamenti. E che se "l’accostamento di tali condotte può avere sicuramente un’influenza suggestiva, facendo percepire genericamente ’grave’ la condotta dell’indagata – scrive nell’ordinanza di convalida dell’arresto –, tale gravità riguarda le sue capacità pedagogiche e professionali". Non reati. Dunque "le contromisure necessarie" devono essere prese "dall’autorità scolastica preposta al controllo" dell’attività della donna, non "in sede penale". Una decisione che il procuratore capo Amato ritiene "sbagliata e gravissima", e promette d’impugnarla davanti al Riesame.

Ma il gip prosegue: il reato non c’è perché solo tre sarebbero gli episodi "punitivi" in cui la donna sarebbe immortalata mentre colpisce altrettanti bimbi con "schiaffi o scappellotti"; gli altri sono invece "rimproveri verbali, pur con tono minaccioso" e "contatti fisici" per "imporre la posizione richiesta", magari "bruschi ed energici" ma non violenti. E tre episodi non bastano per provocare un "disagio diffuso e continuato" ai piccoli, tratto che configurerebbe il reato di maltrattamenti. Così le misure sono negate.

Nel frattempo però il Comune ha disposto la sospensione della donna dal lavoro, finché non saranno accertati i fatti.