Borse giù, vola lo spread: l’Italia ora trema

Lunedì di passione per i listini. Milano brucia 30 miliardi mentre salgono i rendimenti dei titoli di Stato. Timore per una recessione Usa

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di Claudia Marin

Dopo la svolta Bce, è il pessimismo sui rialzi dei tassi a mandare di nuovo in tilt le Borse europee, schiacciate assieme a Wall Street dalle aspettative su una stretta monetaria da parte della Federal Reserve più aggressiva delle attese a causa dell’inflazione record (negli Usa ai massimi da oltre 40 anni). E così, dopo il venerdì nero è un altro lunedì di passione e perdite a agitare i mercati. E, oltre al crollo delle Borse, cadono anche i titoli di Stato e i Bitcoin, con il rendimento del Btp oltre il 4%, mai così alto dal 2013, e lo spread a un soffio da 240.

Mentre trapelano indiscrezioni secondo cui la Bce starà alla finestra fino al raggiungimento di livelli di guardia. E, anzi, i componenti della Banca centrale europea sarebbero sempre più determinati a non rivelare gli strumenti di cui intendono avvalersi per contrastare lo stress sul mercato dei Bond poiché convinti che ci siano pochi vantaggi nell’anticipare una misura anti-crisi. Si teme che scoprire le carte possa spingere gli investitori a mettere alla prova la Bce. Anche se proprio sulle mosse di Francoforte non si mostra allineato il principale consigliere economico di Mario Draghi, Francesco Giavazzi: l’inflazione – spiega –, almeno in Europa e non negli Usa, non si ferma "rallentando l’economia ma riducendo il prezzo del gas", un intervento sul fronte dell’energia che è possibile da un lato accelerando il Pnrr dall’altro attivando il meccanismo del price cap, che mette un tetto ai prezzi.

Certo è che fra gli investitori crescono i timori che la Fed, per domare l’inflazione alle stelle, sia costretta a portare gli Usa in recessione. Nella sale operative dei trader è cerchiata in rosso la data di mercoledì, quando la banca centrale Usa tornerà a riunirsi dopo lo shock arrivato venerdì dall’inflazione americana all’8,6%, ai massimi di 40 anni. Un dato che è un allarme economico e politico per l’amministrazione Biden, che fronteggerà le elezioni di mid-term con l’inflazione usata come arma contundente dai Repubblicani. Ecco perché crescono le scommesse per un rialzo dei tassi maxi da 75 punti base al meeting di luglio, se non già a quello di questo mercoledì. Per proseguire, poi, con una nuova stretta a settembre, fino a che l’inflazione non sarà messa all’angolo.

L’effetto sulle Borse e sui titoli è netto: in Europa, con un’economia debilitata dalla pandemia, più esposta alla guerra in Ucraina e alle strozzature del commercio globale, l’eurodollaro è scivolato a un passo da 1,04: guidano le perdite Milano (-2,79%, a quota a -30,2 miliardi di euro con venerdì scorso), con le banche appesantite dal riaffiorare dei timori sui Btp che hanno in pancia, poi Parigi (-2,67%), Francoforte (-2,43%) e Londra (-1,53%).

Per i titoli il differenziale di rendimento fra i Bund tedeschi a 30 anni e i quinquennali è crollato di 11 punti a 21. Una Fed più aggressiva difficilmente non trascinerà con sé la Bce: i falchi (con lo slovacco Peter Kazimir) già tornano a chiedere un rialzo da mezzo punto a settembre. Per lo spread italiano è un bagno di sangue: chiusura a 238, con una velocità di rialzo che comincia a far intravedere i livelli di guardia per Francoforte, che qualcuno quantifica a 280300.