Giovedì 25 Aprile 2024

Borse da brivido Energia, prezzi e tassi Europa sull’orlo del momento Lehman

La chiusura del gasdotto Nord Stream 1 manda in rosso i mercati. L’Opec taglia il greggio. Euro ai minimi, la Bce verso un rialzo jumbo

di Paolo

Giacomin

È il ‘momento Lehman’ dell’Europa. Quello che richiede decisioni che possono innescare capitomboli o carambole virtuose. Il lunedì grigio-scuro dei mercati è lo specchio della realtà: la chiusura di Nord Stream 1 e le aspettative per le manovre difensive europee come il tetto al prezzo del gas. L’attesa per un rialzo dei tassi da parte della Fed e, giovedì prossimo, per un ritocco jumbo da 75 punti base da parte della Bce, per contrastare l’inflazione. La decisione dell’Opec+ di tagliare 100mila barili di petrolio al giorno da ottobre che promette un rialzo dei prezzi. "I mercati si muovono sulle aspettative – spiega Paolo Guida, capo Retail research a Intesa Sanpaolo –. Dalla chiusura del gasdotto Nord Stream 1 ci si aspetta che possano nascere razionamenti o interruzioni di energia che impedirebbero alle imprese, specialmente a quelle tedesche, di produrre e, alla fine, di avere utili. A partire dalle utilities tedesche che, infatti, sono quelle che hanno perso di più". Speculazione? "I mercati – continua Guida – guardano in prospettiva ai fondamentali delle imprese. Di una quota di speculazione si può parlare, invece, per il mercato del gas, effetti che misure come il price cap possono eliminare o ridurre".

La debolezza delle economie europee e la forte dipendenza dal gas russo della Germania si riflettono sui cambi, con l’euro che è ai minimi da vent’anni sul dollaro. Giovedì, Bce e Fed decideranno sul costo del denaro. "La Fed – ragiona Guida – ha un compito più facile: l’inflazione negli Stati Uniti dipende fondamentalmente da un’economia che corre e la stretta monetaria può contenere l’inflazione e rallentare l’economia, senza necessariamente causare una recessione. In Europa, invece, l’inflazione è dovuta al rincaro delle materie prime: rincari che mettono i Paesi a rischio recessione. Lo stesso rischio che sarebbe prodotto da una stretta sui tassi non calibrata. Vanno dette, però, due cose. La prima: se giovedì la Bce alzerà i tassi, anche di 75 punti base, il costo del denaro rimarrà comunque a un livello storicamente basso, non in grado di produrre, di per sé, effetti recessivi. La seconda: l’Eurotower continuerà a garantire liquidità al sistema bancario ed economico, oltre che agli Stati, utilizzando tutti gli strumenti anticrisi dei quali dispone".

Difficili equilibri. Come titola, Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer di Ubs Wm Italy, la sua newsletter: "Ci aspettiamo che la Bce alzi i tassi di mezzo punto ma, in considerazione dell’aumento delle riserve di gas e dell’ulteriore incremento dell’inflazione, non si può escludere un rialzo ancora più corposo, di 75 punti base. La riunione a ottobre dovrebbe prevedere un altro aumento di mezzo punto, per finire l’anno all’1,25% o addirittura all’1,5%. Ciò che non sappiamo è come reagiranno le banche centrali in caso di peggioramento degli indicatori economici: manterranno condizioni monetarie restrittive come dicono? Oggi i governi sono allineati alle banche centrali nell’auspicare rialzi dei tassi e mitigare i timori d’inflazione delle famiglie, ma se l’occupazione dovesse peggiorare non è detto che questa posizione rimarrebbe invariata".

È l’economia reale: non solo riduzione dei profitti aziendali, ma rischi di meno occupati e calo del Pil. "La manifattura, i nuovi progetti e i consumi delle famiglie inevitabilmente risentiranno dei costi dell’energia e, in prospettiva, anche di tassi d’interesse più elevati. Questo soprattutto in quei Paesi, a partire dall’Italia, che nella sostanza si trovano a pagare tassi più elevati di quelli ufficiali per via dell’incertezza politica che spinge lo spread dei titoli di Stato rispetto al Bund". Ramenghi si aspetta una recessione tecnica nei prossimi trimestri, in particolare tra fine e inizio anno, con intensità variabile tra Paesi meno dipendenti dal gas russo, come Francia e Spagna, e nazioni come la Germania, che risulterà particolarmente colpita per via della pesante dipendenza energetica da Putin. Per l’Italia, molto dipenderà anche dalla reazione dei mercati alle elezioni, misurata dallo spread tra Btp e Bund a dieci anni. L’80% degli operatori Assiom Forex ad agosto lo vede saldamente sopra i 200 punti. Il 30% prevede uno sforamento duraturo dei 250 punti. Ieri si è attestato a 237 punti. Il 25 settembre si vota.