Boom di nozze in Ucraina. I soldati congelano il seme. "I caduti saranno padri"

Nei primi mesi del 2022 i matrimoni sono aumentati del 21%. L’avvocata: "Militari nelle cliniche per proteggere il loro Dna". L’Onu contro Mosca e Kiev: "Esecuzioni sommarie"

C’è una guerra dentro la guerra fra Russia e Ucraina: la corsa dei soldati, su entrambi i fronti, a congelare il proprio sperma per consentire a tante potenziali vedove di concepire i figli di chi non tornerà. Una scommessa sul futuro e insieme una polizza contro il calo demografico. Una nota romantica dentro al disastro, ma anche una realistica strategia aritmetica per non scomparire.

Il matrimonio di un ucraino in tempo di guerra (Afp)
Il matrimonio di un ucraino in tempo di guerra (Afp)

L’avvocato Olena Babich, che si occupa di questioni legate alla fecondazione assistita, spiega che ci sono ragioni politiche dietro questa scelta: "Trasmettere e proteggere il nostro patrimonio genetico è un diritto e allo stesso tempo un modo per resistere al genocidio attuato dai russi". Ma proprio ai russi era venuta l’idea non troppo ottimistica di mettere in salvo il Dna della nazione, per dire in quanta considerazione sia tenuta una pace imminente. L’agenzia di stampa statale Tass aveva dato l’annuncio per prima con una certa enfasi: "Le famiglie di coloro che sono stati chiamati al servizio militare avranno libero accesso al trattamento dell’infertilità e allo stoccaggio di biomateriale in una criobanca". È stato un attimo. Secondo Fontanka, un sito web di San Pietroburgo, pochi giorni dopo l’annuncio della mobilitazione di 300mila riservisti, disposta a settembre dal Cremlino per rimpinguare l’esercito, c’è stato un insolito boom di richieste per il congelamento delle proprie cellule riproduttive.

Stesso copione sull’altro fronte, dove la fame di vita ha fatto aumentare del 21% i matrimoni nei primi sei mesi del 2022. L’Ucraina in materia non ha niente da imparare. Le sue cliniche della fertilità sono famose in tutto il mondo, frequentate anche da tanti italiani che cercano di diventare genitori attraverso l’utero in affitto, brutta definizione per indicare la maternità surrogata (qui da noi illegale e là no). Adesso però, come confermano alla 'Mother and child' di Kiev, a chiedere assistenza sono soprattutto famiglie ucraine, il 40% delle quali con un soldato nella coppia. Qui come in Russia il congelamento dello sperma è gratuito, ma ci sono grossi sconti anche lungo il percorso di fecondazione assistita. Dare i numeri non è facile. La Ivmed, altra clinica di Kiev, parla di 150 soldati che hanno donato una parte di sé e di 50 concepimenti, ma il tracciamento non è facile perché l’utilizzo della sperma post-morten non è regolamentato proprio come in Italia, dove di sicuro c’è che il prelievo dopo il decesso è vietato e sulla fecondazione con seme prelevato prima è nebbia fitta.

Le questioni etiche sono immense, solo una guerra di quella portata poteva indicare la scorciatoia su una questione di cui la commissione di bioetica del Parlamento ucraino si occupa da tempo. I genitori di un uomo morto possono utilizzare i suoi spermatozoi per avere dei nipoti? E un figlio avuto post mortem può rivendicare l’eredità di un padre deceduto che aveva scelto di non avere bambini? Lisna Hiryna, una psicologa intervistata da Le Monde, ha molti altri dubbi e consiglia almeno di lasciare passare alcuni mesi fra la morte e il concepimento, perché la fecondazione assistita non sia vissuta come una compensazione del lutto.

Alla fine a parlare sono le storie. Come quella della pittrice ucraina Natalya Kyrkach-Antonenko, oggi incinta di quattro mesi, una delle prime a rendere pubblica la sua scelta. Suo marito Vitaliy Kyrkach-Antonenko era un noto attivista impegnato nel Donetsk Oblast. È stato ucciso il 9 novembre 2022 a mezzogiorno, pochi giorni dopo essere andato con lei in una clinica per congelare lo sperma. Si erano conosciuti nel 2004, erano stati felici insieme per diciotto anni impegnandosi nel volontariato già ai tempi dell’annessione della Crimea. "Mio marito mi ha fatto il regalo più grande – dice Natalya – la bambina che cresce dentro di me e che porterà il suo nome, Vitalina. Ho il cuore spezzato, non riesco a pensare al futuro senza di lui. Ma spero che nostra figlia mi guarderà con i suoi occhi buoni".