Boom di dimissioni tra i giovani "Cercano impieghi e vite migliori"

Per il 48% l’obiettivo è sfruttare la ripresa, ma c’è anche chi vuole più spazio per famiglia e hobby

di Antonio Troise

Quasi quasi mi dimetto e cambio vita. Negli Stati Uniti, dove il fenomeno è esploso dopo il Covid, si parla addirittura di Yolo economy, sigla che sta per You Only Live Once, che tradotto significa "si vive solo una volta". Come a dire che la priorità non sono più soldi, lavoro e carriera (scegliete voi l’ordine), ma la qualità della vita e il tempo ritrovato per se stessi e la famiglia. Così, nel 2021, sulle scrivanie dei direttori del personale delle aziende americane sono arrivate 20 milioni di lettere di dimissioni. Un boom. Ma anche in Italia il trend non è da sottovalutare, tanto da aver preso in contropiede anche gli esperti dell’Associazione nazionale della direzione del personale (Aidp). Nei primi mesi del 2021 sono stati circa 770mila i lavoratori con contratti a tempo indeterminato che hanno deciso di mollare il posto di lavoro sicuro, con tanto di contributi previdenziali e benefit. Un’impennata rispetto al 2020, quando nel pieno dell’epidemia ognuno è rimasto in stand-by. Confrontato con il 2019, invece, l’incremento è di circa 40mila dimissioni. Il dato che più colpisce della ricerca condotta sul campo dall’Aidp su un campione di 500 imprese, però, è un altro. A guidare la classifica di chi ha avuto il coraggio di lasciare un ufficio sicuro sono i giovani fra i 26 ai 35 anni, seguiti dai colleghi di poco più anziani, fino ai 45 anni di età. Ma c’è di più. Proprio ieri la ministra delle Politiche giovanili, Fabiana Dadone, al Webinar dell’Istituto Toniolo, ha annunciato il via libera al piano per spingere i ragazzi inattivi, i cosiddetti Neet, a rimettersi in gioco. Un progetto che sarà co-firmato dal responsabile del dicastero del Lavoro, Andrea Orlando.

Ma che cosa sta succedendo? Non siamo più il Paese con il mito del "posto fisso e a vita"? In primo luogo, il trend è la spia più evidente di un mercato del lavoro in ripresa, almeno è quello che pensa il 48% degli intervistati. Al secondo posto, con il 47%, troviamo l’aspirazione a condizioni più favorevoli. Ma, subito dopo, con il 41%, c’è chi cambia lavoro per trovare un maggiore equilibrio fra la vita in azienda e quella privata. Nel 38% la motivazione è quella della carriera. Ma una lettera di dimissioni su quattro è dettata dalla volontà di dare un nuovo senso alla vita. "La verità è che la pandemia ha sparigliato le carte – spiega Matilde Marandola, presidente dell’Aidp – C’è un cambio di mentalità evidente. I giovani non si accontentano più del primo lavoro che capita, cercano un contesto che possa essere accogliente, anche dal punto di vista etico, della sostenibilità e della responsabilità sociale. Le aziende devono adeguarsi al nuovo paradigma non solo per attrarre i giovani talenti, ma anche per trattenerli".

Per quanto riguarda i settori, i più colpiti dalle dimissioni volontarie sono quelli più sotto pressione a causa della pandemia: la sanità e i servizi sociali. Ma c’è voglia di cambiamento anche negli ambiti del marketing e dell’information technology, funzioni sempre alla ricerca di nuovi profili professionali. Tutti fermi, invece, nel commercio e nel turismo, le attività più colpite dal Covid e dove, in generale, si cerca di difendere le posizioni evitando qualsiasi salto nel vuoto. "Il mercato del lavoro – aggiunge Matilde Marandola – sta cambiando sotto l’effetto della pandemia. Ci sono settori in forte espansione, come quelli legati alla salute, alle tecnologie ma anche alla grande distribuzione e al food. E questo ovviamente porta a nuove assunzioni". Ma c’è anche un ultimo aspetto da non sottovalutare: "La pandemia ha sparigliato le carte delle priorità – conclude la presidente dell’Aidp –. Ci siamo resi conto di quanto contino la famiglia, gli affetti, fare una passeggiata… In più, per chi aveva un lavoro sicuro, c’è stata un aumento dei risparmio individuale. E questo ha sicuramente generato una maggiore tranquillità e, magari, dato un pizzico di coraggio in più per cambiare lavoro e stare meglio".