di Giovanni Panettiere ROMA All’indomani della prima volta di un Papa ospite in un talk show il mondo cattolico si trova davanti a un bivio: è stata una grande opera di evangelizzazione oppure il contenitore ha finito per schiacciare il contenuto? Francesco è riuscito a beneficiare della ribalta mondana per annunciare a un vasto pubblico in maniera immediata, anche con le sue battute di spirito, il messaggio cristiano, intriso di perdono, misericordia, verità, onnipotenza divina nell’amore, oppure nel salotto buono di ’Che tempo che fa’ la sua voce si è svuotata di senso, ridotta a una fra tante, in una marmellata mediatica che all’attualità, il costume, gli spot aggiunge anche l’ingrediente papale? A fronte di uno share che dà ragione alla scelta del Papa di lasciarsi intervistare da Fazio – fino a 8,7 milioni di telespettatori incollati al piccolo schermo –, nella Chiesa prevalgono i giudizi positivi. Anche da parte di chi vanta un altro stile rispetto a Bergoglio oppure semplicemente alla vigilia della diretta nutriva qualche dubbio sull’opportunità, considerando la sacralità del ruolo, di partecipare a un talk. Eppure, a dire il vero, non è neanche tanto su quest’ultimo aspetto che pungono le poche critiche all’indirizzo del Papa che alla conversazione ha conferito un taglio molto personale (i sogni da bambino, i suoi limiti e paure). Padre Federico Lombardi, ex portavoce vaticano sotto tre pontificati (Wojtyla, Ratzinger e Bergoglio), emblema di una comunicazione ecclesiale rigorosa, formale e sobria, nonostante "l’ora per me non abituale", ha seguito il programma. E il giorno dopo promuove il senso dell’operazione, "di taglio pastorale", intrapresa dall’altro gesuita come lui, Francesco. "Al di là della formulazione in encicliche e omelie – spiega il religioso – con questo tipo di forme espressive il Papa in maniera crescente sta cercando di fare arrivare, nel modo più semplice, diretto e popolare, ...
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