Giovedì 18 Aprile 2024

Bonomi prenota Draghi per il futuro Avviso ai partiti: no a veti e giochetti

Il leader di Confindustria: "È l’uomo della necessità, ma subito le riforme". Stoccata a Lega, grillini e Fd’I

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di Claudia Marin

ROMA

Fisco, previdenza, lavoro, concorrenza, transizione energetica: il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, dal palco del Palaeur di Roma rilancia i grandi nodi che l’Italia è chiamata ad affrontare e risolvere nel prossimo futuro. La ricetta degli industriali coincide con la linea del governo e con una parola d’ordine: riforme, soprattutto in ottica Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). E si riconosce nella figura di Mario Draghi, "l’uomo della necessità come De Gasperi e Ciampi", cui viene rivolto un accorato appello affinché resti a Palazzo Chigi. L’Assemblea annuale di Confindustria segna un ritorno, sia pure parziale, alla normalità, con l’evento alla presenza di 1.200 persone, nel rispetto delle misure anti–Covid, e tanto di standing ovation per il premier che, seduto in platea, si alza e ringrazia.

La "necessità" menzionata da Bonomi segna il posizionamento degli industriali su quella che è la partita più rilevante che ruota intorno a Draghi, il bivio Palazzo Chigi-Quirinale. E il leader degli industriali si esprime con nettezza: "Ci auguriamo che continui a lungo nella sua attuale esperienza. Senza che i partiti attentino alla coesione del governo pensando alle prossime amministrative, o con veti e manovre in vista della scelta da fare per il Quirinale". Se il sostegno al premier era nell’aria (e viene ribadito sottolineando la "mano forte" che ha spinto la campagna vaccinale e la condivisione "integrale" all’estensione del Green pass), l’altro elemento politico che Bonomi aggiunge è un giudizio negativo nei confronti di chiunque metta a rischio l’operato del presidente del Consiglio. Matteo Salvini e Giorgia Meloni non vengono esplicitamente citati ma è difficile sbagliarsi: "A chi flirta coi no vax - avvisa - invece di pensare alla sicurezza di cittadini e lavoratori, come a chi pensa che questo governo è a tempo, e allora basta tergiversare, perché poi le riforme si faranno quando governerà l’una o l’altra parte, noi diciamo: basta rinvii, basta giochetti, basta veti". Un monito, quest’ultimo, rivolto anche ai grillini.

Ma quali sono i punti più spinosi del cammino che attende il Paese? La prima preoccupazione che Bonomi esprime dal palco riguarda le riforme. Il Pil atteso quest’anno al 6% soddisfa, ma senza entusiasmo, perché "la sfida è il tasso di crescita dal 2022 in avanti, che deve essere solido e duraturo". Anche qui la traccia è la necessità di mettere fine al "gioco a risiko delle bandierine del consenso effimero" perché il cronoprogramma rischia di slittare se la guerra tra i partiti continua. L’occasione dei miliardi che arrivano dall’Europa è unica. Critico l’approccio alle specificità delle singole riforme. Troppo pochi i soldi - 3 miliardi - per la riforma del fisco. Il raffronto con gli sperperi per Alitalia è un’immagine forte ed eloquente. Non solo: il taglio dell’Irpef da solo non va bene, bisogna cancellare anche l’Irap e non a somma zero, altrimenti "non si produce né crescita né occupati". Altro punto nevralgico, il lavoro. Mentre Bonomi rivendica che non ci sia stata "una corsa a licenziare", è la riforma degli ammortizzatori sociali, ancora non nata, a essere in cima ai desiderata. Ma – messaggio per il ministro Orlando - le imprese non accetteranno di "restare a fare da bancomat come già accade con la cassa integrazione". Senza contare che per le politiche attive non ci si può affidare solo agli "inefficienti" centri per l’impiego: servono, eccome, le Agenzie per il lavoro private, che hanno dato prova di saperci fare. E veniamo al nodo pensioni. E non ci sono sconti: quota 100 "è stata un furto ai danni dei soggetti più fragili del nostro welfare squilibrato, può e deve bastare così". Ma, avverte Bonomi, non va bene neppure una quota 100 "mascherata", applicata magari ai 63enni invece che ai 62enni.