Martedì 23 Aprile 2024

Bongiorno sferza i pm "Le leggi ci sono, ma vanno applicate Basta interventi in ritardo"

La senatrice e avvocato sul Codice rosso: aiuto immediato alle donne "Se un magistrato non ascolta la vittima in 3 giorni, il caso gli viene tolto. Se una denuncia resta sulla scrivania è tradimento allo Stato. Il violento? Mai perdonarlo".

di Viviana Ponchia

Le leggi ci sono. Il Codice Rosso ha introdotto nuovi reati, aumentato le pene, rafforzato le tutele processuali delle vittime. Ed è in dirittura d’arrivo quello rinforzato, che dovrebbe garantire maggiore velocità alle indagini e più tutela alle donne precipitate nell’incubo dei maltrattamenti in famiglia, dello stalking e dell’abuso. Un altro passo avanti fortemente voluto dall’avvocato Giulia Bongiorno, senatrice leghista che ha spinto il disegno di legge che porta il suo nome. Eppure le violenze sessuali crescono.

Cosa non ha funzionato, avvocato Bongiorno?

"Voglio spiegarlo così. Se dico a mio figlio di tornare a casa alle sette, devono essere le sette e non le undici. Se la legge dice che una vittima di violenza dev’essere ascoltata dal pm entro 3 giorni, non possono passare settimane. A volte i ritardi sono fatali perché in poco tempo si passa dallo schiaffo all’omicidio. Se una donna dice di essere in pericolo e sente che il pericolo è imminente, va aiutata subito".

E quindi si tratta della proverbiale sciatteria italiana di non applicare la legge?

"Non parlerei di sciatteria, ma è vero che una norma per avere senso e dare risultati deve poter contare su gambe, braccia e cervelli. Tre giorni sono pochi? I pm non ce la fanno? Di certo servono più magistrati, ma anche una migliore organizzazione. Ecco perché vogliamo coinvolgere anche il Procuratore capo. Ma bisogna fare in fretta. Perché là fuori c’è una donna che rischia la vita e qualsiasi ritardo, qualsiasi inerzia possono essere decisivi. Detto questo, non basta una legge per risolvere il problema".

Se lo dice lei, poveri noi.

"La violenza non scomparirà mai, su questo non facciamoci illusioni. Ma è fondamentale che emerga e che sia arginata da provvedimenti tempestivi. Dal piccolo osservatorio della nostra Fondazione (la onlus Doppia Difesa costituita nel 2007 con Michelle Hunziker, ndr) abbiamo potuto verificare che adesso si denuncia di più. Ma c’è molta strada da fare: per denunciare serve coraggio e non tutte lo trovano".

E anche chi quel coraggio lo trova in quei famosi tre giorni, rischia di restare da sola.

"Una denuncia di violenza che giace tanto tempo sulle scrivanie è un tradimento dello Stato. Da avvocato, purtroppo ho imparato a conoscere bene l’escalation dallo schiaffo all’omicidio. È necessario ascoltare per comprendere la gravità del pericolo e le misure di tutela più adeguate. Il Codice Rosso rafforzato va in questa direzione: se il pm non convoca chi denuncia la violenza entro tre giorni, il caso passa al capo della Procura. Lo Stato non può abbandonare nessuno dopo essere stato chiamato in causa".

Il rafforzamento del Codice Rosso è stato criticato da sinistra.

"Nessuno ha votato contro. L’astensione del Pd è chiaramente politica. Mi hanno molto stupita le considerazioni della senatrice Valeria Valente, che non trovando argomenti lamenta che c’è altro da fare. Certo che è così, e la Commissione che presiedo sta ancora lavorando sul tema. Ma questa legge aiuta a velocizzare i tempi di intervento a favore delle donne. Comunque è chiaro che serve anche specializzazione.

Cosa serve per preparare meglio chi affronta questi casi?

"Servirebbero pool di esperti. Già nel 2018 avevo previsto corsi di formazione per chi deve misurarsi con questo fenomeno. Ci sono eccellenze, ma la preparazione in Italia è a macchia di leopardo. Bisogna lavorare per fare in modo che chiunque si trova ad ascoltare una vittima di violenza riesca ad affrontare la complessità di questi casi: le donne sono ferite , impaurite, e spesso provano grande vergogna".

È difficile denunciare qualcuno a cui si è voluto e si vuole ancora bene?

"Sì, ma perdonare il violento è un errore. Nella mia esperienza difficilmente la violenza si ferma da sola. So bene che è difficile denunciare e che se la donna non ha una indipendenza economica lo è ancora di più. Le case rifugio sono una soluzione validissima però solo temporanea. Bisogna rifondare un’identità e un’indipendenza. Su questo fronte c’è tanto da fare: ad esempio con corsi di formazione alle vittime si potrebbero aiutare le donne a trovare un lavoro. Non è facile".