Giovedì 18 Aprile 2024

Bonaccini sfonda al Sud Con lui Emiliano e Decaro "Punto su scuola e sanità"

Migration

Stefano Bonaccini è partito da Bari per il suo tour in giro per l’Italia che ha per ‘premio’ finale la segreteria del Pd. L’obiettivo del governatore è di recuperare consensi al Sud, dove si sente meno forte, coinvolgendo soprattutto gli amministratori locali. Bonaccini, a Bari, ha raccolto il sostegno del sindaco Antonio Decaro e la ‘sfida’ – un po’ conciliante e un po’ polemica – del suo collega presidente della Puglia, Michele Emiliano, ras del Pd locale: "Te la senti di essere il segretario del Pd che parlerà del mezzogiorno?" gli chiede Emiliano. "Se accetti questa lotta ti auguriamo di prendere in mano la responsabilità del Paese" la conclusione di Emiliano. La scelta di tenere la prima iniziativa a Bari, per Bonaccini (che oggi proseguirà il tour tra Molise e Abruzzo), ha anche il chiaro significato di rassicurare il Pd del Meridione che non vede di buon occhio la sua battaglia per l’autonomia differenziata. "Non sosterrò mai – rassicura lui - un progetto di autonomia che penalizzi il Sud e spacchi il Paese. Sono un autonomista convinto, ma di quella autonomia che è stata la battaglia storica della sinistra italiana, intesa come poteri locali. Ho sempre lavorato per unire, nel Pd ci sono sempre stato, mentre altri di fronte a chi non era d’accordo con loro sono andati via". Come, per esempio, Elly Schlein, uscita dal Pd nel 2015.

Bonaccini parla ‘al’ partito e ‘di’ partito, con il cuore e l’occhio rivolto ai militanti e iscritti dem, i primi a votare, nel primo giro, solo tra iscritti. Chiede di aprire, o riaprire, sedi nelle grandi città, dice di "non temere la scomparsa del Pd, ma la sua irrilevanza politica" e sceglie come motto l’espressione "Energia popolare". Sfugge solo sul tema delle alleanze ("non vanno fatte a tavolino, ma sui contenuti e i programmi"), però chiede sempre al suo partito uno scatto di orgoglio dicendo che "ho sempre invidiato quelli dei Cinquestelle, della Lega e di Fratelli d’Italia. Se li incontri capisci subito chi sono, a volte incontri uno del Pd e ci vuole mezz’ora, la gente va via. Noi dobbiamo essere quelli che su due diritti, salute e studio, vogliono che siano lo Stato e il pubblico a garantirli". Tutto bene se non fosse che, allargando allargando il fronte, quello di Bonaccini rischia di sfilacciarsi. Emiliano è un populista e detta a Bonaccini le sue condizioni: nessun futuro accordo con Calenda e Renzi e alleanza organica con il Movimento 5 Stelle.

A consolare Bonaccini c’è l’appello promosso dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, che ha raccolto già 50 firme di amministratori locali a favore della candidatura di Bonaccini: ci sono i sindaci di Pesaro (Ricci), Bergamo (Gori), Lo Russo (Torino), Reggio Calabria (Falcomatà). Il senso manifesto lo spiega lo stesso Nardella: "Costruiamo un fronte comune per cambiare davvero il Pd con la politica che si fa nei territori. La forza del ‘noi’ per una leadership collettiva". Bonaccini lo è, ma rischia di esserlo fin troppo.

Ettore Maria Colombo