Bombe sul laboratorio nucleare Ancora missili ai confini con la Nato

Colpito il centro di ricerca a Charkiv, mondo in ansia. Leopoli torna nel mirino, respinto sbarco a Odessa

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di Alessandro Farruggia

È ancora guerra e lo sarà per settimane. Ancora ieri le cronache ci consegnano il racconto di bombardamenti, attacchi di terra, villaggi conquistati, in uno scenario di sostanziale stallo. L’Ucraina regge. Il mondo chiede una tregua, ma le prospettive sono scarse. I russi hanno fatto circolare la data del 9 maggio come possibile fine delle ostilità, ma è un tentativo propagandistico di legare l’accordo alle celebrazioni per la sentitissima giornata della vittoria sovietica contro il nazismo. Allo stato non c’è alcun elemento che consenta di dire che per quella data ci sarà un accordo. Tra l’altro i durissimi attacchi personali di Biden a Putin, fatti ieri non aiutano una intesa, anzi.

TRATTATIVA

IN SALITA

Domani la trattativa tra le delegazioni russa e ucraina proseguirà, sempre in videoconferenza. Ma è un negoziato di basso livello, che punta a raggiungere un’intesa minima per poi passare la mano a una trattativa a livello di ministri, e infine ai leader. "È un negoziato assolutamente reale – commenta il cosigliere di Zelenzky. Mikhailo Podolyak – ma non c’è un testo condiviso e di questo passo potrebbero volerci mesi". "I progressi – dicono dalle delegazione russa – sono molto più lenti di quello che vorremmo".

LA RICHIESTA RUSSA

I russi hanno presentato una documento in 15 punti nei quali l’Ucraina si impegna a rinunciare al suo sogno di entrare nella Nato, a non ospitare basi o esercitazioni di forze straniere, a limitare le sue forze armate (specialmente l’aviazione), a riconoscere l’annessione della Crimea alla Russia, ad accettare l’indipendenza delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk, a fornire garanzie per il rispetto dei diritti della popolazione russofona che vive in Ucraina. Non è chiaro se tra i 15 punti ci sia anche la creazione di una nuova repubblica a Cherson (in modo da creare un ’ponte’ tra Crimea e Donbass). I russi hanno rinunciato al cambio di governo e alla presunta ’denazificazione’, limitandola allo scioglimento delle unità militari nazionaliste come l’Azov.

LA VOLONTÀ DI KIEV

Gli ucraini sono disponibili a rinunciare alla richiesta di entrare nella Nato ma solo sulla base di una propria dichiarazione e comunque con garanzie internazionali sulla loro sicurezza. Non a concessioni territoriali, ma è chiaro che su Crimea e Donbass si lavora a una una soluzione, per lasciare la prima alla Russia e dare alle autoproclamte repubbliche una quasi-indipendenza. Ok teorico sulle garanzie per le popolazioni russofone.

SUCCESSI INCROCIATI, STASI GLOBALE

Ieri i russi hanno fatto ancora ampio ricorso agli attacchi missilistici. Colpita da tre raid missilistici la città occidentale di Leo poli, dove è stato bersagliato il deposito di carburante. Attacchi missilistici anche su Dubno (anche qui colpito deposito di carburante) e Mariupol. Le forze russe hanno colpito di nuovo il centro per la ricerca nucleare a Charkiv che ha un reattore di ricerca. Secondo l’Ispettorato nazionale dell’Ucraina "è al momento impossibile valutare la gravità del danno, in quanto le ostilità continuano nella zona dell’installazione nucleare".

Gli ucraini hanno rafforzato le loro posizioni ad est di Kiev e preso la cittadina di Trostyanets, nella regione di Sumi. Conquistati villaggi anche nel sud, vicino Nikoayev e Zhaporizhihia. Cernihov è pero sostanzialmente circondata, a Izium le forze ucraine resistono con difficoltà e Mariupol è sotto assedio. Gli ucraini hanno respinto il tentativo di sbarco a Odessa di un gruppo di sabotaggio e ricognizione russo. Era una limitata operazione di infiltrazione effettuata con tre barchini veloci e 18 uomini. Odessa resta un desiderio proibito.