Covid Italia, 36.632 casi e 48 morti. I dati del 28 settembre

Pregliasco: "Sarà un inverno impegnativo". Su ricoveri (+62) e terapie intensive (+11). Positività stabile al 18,4%

Roma, 28 settembre 2022 - Covid-19, sembra sia iniziato il rialzo dei contagi della stagione autunno-inverno in Italia. L'ultimo bollettino del ministero della Salute segnala 36.632 nuovi casi e 48 morti nelle ultime 24 ore in Italia. Entrambi i dati sono in calo rispetto a ieri, ma a fronte di meno tamponi: 198.918 contro i 243.421 di ieri, con un tasso di positività che rimane stabile al 18,4%. Si ferma anche la discesa dei ricoveri, secondo quanto emerge dai dati della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) e da quelli dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas). "Siamo di fronte a un preciso trend di risalita dei contagi da Sars-CoV-2, che verrà accelerato nelle prossime settimane dall'eliminazione dell'obbligo di mascherina sui mezzi di trasporto, oltre che nelle strutture sanitarie". A dirlo è Walter Ricciardi, docente di Igiene all'Università Cattolica di Roma. "Non si tratta di semplici oscillazioni dei dati, come qualcuno ha affermato", precisa: "Siamo di fronte a una crescita della curva che, con le scelte di rimozione di tutte le misure - avverte - verrà favorita".

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Il bollettino del 29 settembre

Sommario

 

Il bollettino del 28 settembre
Il bollettino del 28 settembre

I dati Covid di oggi

Sono 36.632 i nuovi casi di Covid nelle ultime 24 ore contro i 44.878 di ieri, ma soprattutto contro i 21.190 di mercoledì scorso. I tamponi processati sono 198.918 (ieri 243.421) con un tasso di positività che rimane stabile al 18,4%. I decessi di oggi sono 48 (ieri 64), per un totale da inizio pandemia di 177.024. Le terapie intensive salgono di 11 unità (ieri -2) ed ora sono 139 con 26 ingressi del giorno; i ricoveri ordinari sono 62 in più (ieri +192), per un totale di 3.715. I dimessi/guariti delle ultime 24 ore sono 21.763 (ieri 27.854) per un totale che sale a 21.758.885. Gli attualmente positivi salgono di 14.984 unità (ieri +16.957) diventando 459.373, di cui 455.519 in isolamento domiciliare.

La regione con il maggior numero di casi è ancora la Lombardia con 6.546 contagi seguita da Veneto (+5.202), Piemonte (+3.415), Lazio (+3.209) ed Emilia-Romagna (+3.129).  Il numero totale dei casi da inizio pandemia sale a 22.395.282.

La situazione negli ospedali

Sale di un punto percentuale, tornando al 6%, la percentuale dei posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti ospedalieri (un anno fa era al 6%) e sono due le regioni che superano la soglia di allerta del 15%, sono Umbria (18%) e Pa Bolzano (16%). A livello nazione è stabile all'1% la percentuale di terapie intensive occupate (a fronte del 5% che si registrava un anno fa) e tutte le regioni sono ben sotto il 10%. Questi i dati relativi al 27 settembre, elaborati dall'Agenas. Rispetto al giorno precedente, la percentuale nei reparti ospedalieri di area medica (o non critica) occupati per Covid-19, importante parametro per valutare l'impatto della pandemia sulle strutture sanitarie, cresce in 9 regioni e province autonome: Abruzzo (10%), Lombardia (5%), Pa Bolzano (16%), Pa Trento (12%), Puglia (4%), Toscana (4%), Umbria (18%), Valle d'Aosta (10%) e Veneto (5%). È stabile nelle restanti 12 regioni: Basilicata (5%), Calabria (12%), Campania (6%), Emilia Romagna (7%), Friuli Venezia Giulia (9%), Lazio (6%), Liguria (8%), Marche (5%), Molise (6%), Sardegna (3%), Sicilia (5%) e Piemonte (4%). Quanto alla percentuale di terapie intensive occupate da pazienti con Covid-19, rispetto alla rilevazione del giorno precedente, il valore cala in Campania (1%) e Puglia (1%) mentre cresce in Abruzzo (all'3%) e Pa Trento (2%). È stabile in 13 regioni: Calabria (3%), Emilia Romagna (2%), Friuli Venezia Giulia (3%), Lazio (3%), Liguria (2%), Marche (2%), Pa Bolzano (4%), Piemonte (1%), Sardegna (2%), Sicilia (2%), Toscana (1%), Umbria (2%) e Veneto (1%). In Basilicata (0%), Lombardia (0%), Molise (0%) e Valle d'Aosta (0%) la variazione non è disponibile.

Dopo due mesi di calo progressivo dei pazienti presenti negli ospedali, nell'ultima settimana la variazione del numero dei ricoverati torna ad avere segno positivo: ma secondo la Fiaso non è per forza un motivo di preoccupazione (per ora). Nella rilevazione del 27 settembre relativa agli ospedali sentinella aderenti alla rete di Fiaso, si registra un "lieve aumento pari al 5,6%". Si tratta, tuttavia, spiegano dalla Federazione, "di un incremento relativo ai soli reparti ordinari ed è interamente a carico dei pazienti 'con Covid', cioè coloro che non hanno sviluppato sintomi respiratori, ma sono arrivati in ospedale per curare altre patologie e sono stati trovati incidentalmente positivi al tampone". Se questo dato può indicare un leggero aumento delle infezioni, prosegue la Fiaso, "non depone per un aumento dei ricoveri per Covid", cioè "coloro che sviluppano sindromi respiratorie e polmonari tipiche della malattia da Covid, che calano invece del 2,1% rispetto alla settimana scorsa". Al momento, dunque, non si registrano segnali di risalita. Nelle terapie intensive, invece, si evidenzia un calo pari a una unità e dunque una situazione di sostanziale stabilità a fronte di numeri ormai molto limitati. "Il rallentamento dei ricoveri Covid questa settimana vira verso la stabilità - commenta il presidente di Fiaso, Giovanni Migliore - Il lieve aumento, infatti, è relativo solo a quei pazienti che hanno solo contratto l'infezione senza sviluppare i segni della malattia e testimonia, come ci hanno confermato i dati di questi giorni, la maggiore circolazione del virus che ha portato a una risalita dei contagi. La piccola percentuale di decrescita dei ricoverati per Covid nei reparti ordinari, inoltre, non fa pensare alla temuta inversione di tendenza con l'arrivo dell'autunno e la riapertura delle scuole". 

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Pregliasco: "Sarà un inverno impegnativo"

"Inquieta ciò che si sta vedendo in Inghilterra, con un 30% in più di casi" Covid, "ma anche quello che stiamo osservando noi in Italia", dove è iniziato il rialzo dei contagi atteso nella stagione autunno-inverno. Non nasconde i suoi timori il virologo Fabrizio Pregliasco, docente di Igiene all'Università Statale di Milano. "La possibilità è che nell'arco di alcune settimane si possa arrivare a 60mila casi" al giorno di infezioni da Sars-CoV-2, "e forse più".  "Non è facile stabilire come sarà il prossimo futuro, perché molto dipenderà dall'insorgenza o meno di nuove varianti" del coronavirus pandemico, premette l'esperto. "Purtroppo però anche Omicron sta mostrando i suoi effetti" e "sicuramente sarà un inverno impegnativo", prevede Pregliasco, richiamando anche l'attenzione su quello che sarà un dato "abbastanza certo", ossia "un mix di Covid e di influenza", preannunciata da più parti come 'cattiva'. "Non è finita, ma possiamo farcela", rassicura, invitando a "sfruttare al meglio la vaccinazione: non obbligatoria, non universale, ma mirata ai soggetti a rischio. Questo a mio avviso sarà l'elemento fondamentale", ritiene Pregliasco che insiste sul bisogno di "programmare diversi scenari per avere un'adeguata capacità reattiva. Non solo in termini di gestione della pandemia, ma della sanità in generale - precisa - rispetto a un coordinamento necessario tra l'assistenza territoriale e quella ospedaliera. Bisogna implementare network organizzati", esorta il virologo.

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