Mercoledì 24 Aprile 2024

Nuovo decreto aiuti, per i fondi serve l'ok dei partiti: nodo Superbonus

Sul tavolo altri 6,2 miliardi contro il caro bollette. L’obiettivo: arrivare al doppio delle risorse per la settimana prossima

Mario Draghi, capo del governo (Ansa)

Mario Draghi, capo del governo (Ansa)

Roma, 9 settembre 2022 - "Il governo fa quello che può per accelerare l’iter, ora è tutto nelle mani del Parlamento". Mario Draghi, con il suo ministro dell’Economia, Daniele Franco, mette in campo 6,2 miliardi in più per il nuovo decreto "aiuti", con l’obiettivo di arrivare al doppio delle risorse per la settimana prossima, ma mette le mani avanti sui tempi: per mobilitare i fondi per sostenere famiglie e imprese (con la proroga delle misure precedenti e l’aggiunta della "cassa gas") contro il caro-energia serve il via libera delle Camere e, dunque, dei partiti. Ma questi ultimi sono impegnati l’uno contro l’altro sul nodo degli emendamenti per il Superbonus da inserire nel decreto aiuti-bis o nel nuovo provvedimento.

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Insomma, tra governo e Parlamento e tra i partiti siamo allo scaricabarile, ma i rischi per imprese e lavoratori incombono più che mai. "Rischiamo una ecatombe di imprese", avvisano da Confartigianato, con un allarme rosso impressionante: "Il caro-energia mette a rischio 881.264 micro e piccole imprese con 3.529.000 addetti, pari al 20,6% dell’occupazione del sistema imprenditoriale italiano". Un avviso ai naviganti al quale segue un appello accorato: "Servono interventi immediati ma anche altrettanto rapide riforme strutturali per riportare i prezzi dell’energia sotto controllo e scongiurare una crisi senza precedenti".

Il problema è che la campagna elettorale rischia di allungare i tempi per lo scontro in atto tra leader e partiti. Il calendario delle Camere è ristretto e Montecitorio non voterà prima di giovedì prossimo, quando i deputati dovranno essere in Aula anche per dare l’ok definitivo al decreto aiuti bis, sempre che al Senato si riesca a superare lo stallo. A Palazzo Madama il primo appuntamento è per martedì, e nei prossimi 4 giorni si cercherà di trovare una soluzione che metta d’accordo governo e partiti. Il nodo principale rimane il Superbonus: tutti chiedono di sbloccare le cessioni del credito ma la via individuata dal governo per fare ripartire il meccanismo non è piaciuta al Movimento 5 Stelle. La soluzione individuata dall’esecutivo può essere anche inserita nel nuovo decreto (che si può definire "aiuti ter"), suggerisce il dem Antonio Misiani che attacca però gli ex alleati M5s per "l’irresponsabile ostruzionismo". Basta coi "ricatti", rincara la dose il segretario Enrico Letta. Mentre le ministre Elena Bonetti e Mara Carfagna, oggi insieme nel Terzo Polo, parlando di "ritardo inaccettabile".

Se nella ex maggioranza si litiga, arriva, però, l’altolà da Fratelli d’Italia: prima l’ok al decreto bis e solo poi il voto anche sulla nuova richiesta di "aggiustamento", l’innovazione linguistica studiata per evitare di confondere l’intervento– che usa risorse aggiuntive e non previste e quindi non peggiora i saldi – con lo scostamento vero e proprio, cioè l’utilizzo di ulteriori risorse in deficit. Proprio quello che invece Matteo Salvini e Giuseppe Conte continuano a chiedere con insistenza e cui apre anche il leader di Azione Carlo Calenda (per FI e Pd rimane invece l’ultima ratio). Ma il mantra per il governo continua ad essere "no" a misure in deficit.