Venerdì 19 Aprile 2024

Bollette folli, roghi in tutta Italia "A rischio 3 milioni di posti"

Confindustria avverte la Meloni: risorse a imprese e famiglie, è una questione di sicurezza nazionale. In dieci milioni lottano contro la povertà, oltre 300mila aziende potrebbero chiudere

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di Claudia Marin

 

È un allarme su gas e bollette che suona come un avviso senza se e senza ma al futuro governo di Giorgia Meloni. A lanciarlo è il numero uno di Confindustria, Carlo Bonomi: "Chiediamo di concentrare le poche risorse che abbiamo a difesa di imprese e famiglie, perché sono a rischio migliaia di imprese e centinaia di migliaia di posti di lavoro. Senza industria non c’è l’Italia. È una questione di sicurezza nazionale". Parole che tornano nelle preoccupazioni e nelle denunce degli altri vertici delle categorie produttive: da quelli di Confcommercio che hanno indicato in 120mila imprese il numero delle attività a rischio nel settore, con circa 340mila lavoratori in pericolo, a quelli di Federalberghi, che allungano la lista giorno per giorno delle strutture che chiudono. Fino alle cifre da guerra del Presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini, che ad Assisi in un incontro con il cardinale Matteo Zuppi, non esita a parlare di almeno 300mila imprese che rischiano di crollare sotto il peso di 300 miliardi di debiti, con 3 milioni di lavoratori in bilico, in un’Italia nella quale il disagio sociale e la povertà raggiungono 3 milioni di famiglie, per 10 milioni di persone.

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Gli stati maggiori delle categorie produttive, dunque, sono alla mobilitazione per l’emergenza energia, mentre si moltiplicano le piazze nelle quali cittadini e imprenditori bruciano pubblicamente bollette e contratti. In primo piano il j’accuse preventivo di Bonomi. Energia e finanza pubblica sono le due emergenze sulle quali il nuovo governo deve intervenire con "serietà, unità e responsabilità", mandando al macero le promesse elettorali e, nello specifico, le ipotesi di "immaginifiche flat tax e misure di prepensionamento" perché "non possiamo permettercelo". Dalla platea dell’assemblea degli industriali di Varese, il leader di Via dell’Astronomia mette subito in chiaro che Confindustria non "tifa né per una parte e nemmeno per l’altra" ed esorta la politica a formare il nuovo governo nei "tempi più rapidi possibile, con ministri autorevoli, competenti e inappuntabili". Di sicuro, incalza, il prossimo governo deve avere ben chiaro che si deve salvare il "sistema industriale italiano dalla crisi energetica" e questo perché migliaia di aziende "sono a rischio, insieme a centinaia di migliaia di posti di lavoro".

E, dunque, tutte le risorse disponibili, escluse quelle per i "veri poveri, vanno concentrate lì, perché senza industria non c’è l’Italia". Il punto è che, mentre l’allarme su bollette e gas e sulle conseguenze dell’impennata dei prezzi trova tutti d’accordo, il niet per Quota 41 della Lega e per la flat tax dell’intera coalizione produce reazioni differenti a destra e a sinistra. E se dal Pd arrivano plausi a Bonomi, secca la posizione del senatore di Fratelli d’Italia e responsabile del programma, Giovanbattista Fazzolari, il quale ricorda che il "programma del centrodestra sulla flat tax è ben preciso. Noi prevediamo, così come faremo, una flat tax sul reddito incrementale e di portare a 100 mila la flat tax per gli autonomi dalle attuali 65 mila. Questo è quello che c’è scritto nel programma, non c’è scritto di più e sicuramente con la prima legge di bilancio non ci sarà di più". Non fare flat tax e "tenersi la Fornero? No grazie", interviene Claudio Borghi della Lega. Prima ancora della partenza del prossimo Governo già "arrivano gli inviti a non fare quello per cui i cittadini ci hanno votato".