Mercoledì 24 Aprile 2024

Bollette folli. L’Europa si spacca: Berlino stronca lo scudo italiano

Trovato solo un primo accordo per modificare i Pnrr: "Sì a finanziamenti per favorire l’indipendenza energetica"

Il commissario all’Economia. Paolo Gentiloni, 67 anni

Il commissario all’Economia. Paolo Gentiloni, 67 anni

Roma, 5 ottobre 2022 - Uno scudo europeo contro il caro-energia ci vuole. I ministri finanziari dell’Ue hanno trovato ieri un primo accordo per arricchire i Piani nazionali di ripresa e resilienza con un capitolo dedicato all’emergenza gas che sta facendo deragliare la ripresa post Covid europea. L’obiettivo è finanziare "investimenti e riforme chiave che contribuiranno a raggiungere gli obiettivi" di indipendenza energetica. Il costo dell’iniziativa è di venti miliardi, che verranno reperiti senza gravare sul debito. L’Europa resta però divisa sull’idea, lanciata dai commissari europei per l’Economia e il Mercato interno, Paolo Gentiloni e Thierry Breton, di replicare in chiave anti-inflazione il piano Sure (un fondo europeo da 100 miliardi di euro con cui nel 2020 la Commissione ha previsto l’erogazione di prestiti a condizioni favorevoli agli Stati membri) lanciato in pandemia.

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Nel corso dell’Ecofin sia Gentiloni sia il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, sono tornati a sostenere la loro causa. "Quello che abbiamo fatto con Sure durante la pandemia era una misura interessante", ha affermato Gentiloni, precisando che l’obiettivo "è aumentare la solidarietà per evitare la frammentazione, non criticare questo o quello Stato". Le Maire, dal canto suo, ha fatto appello ai colleghi per lanciare "un piano di azione globale di lotta all’inflazione". Il piano, per il ministro francese, dovrebbe comprendere 5 pilastri, tra i quali "l’abbassamento dei prezzi dell’energia, con l’urgente necessità di disaccoppiare i prezzi dell’elettricità e del gas", e "un dispositivo di solidarietà europeo, basato sul modello Sure, con i tassi più bassi possibili".

Contraria, però, la Germania. "Dobbiamo fare progressi sugli acquisti comuni di gas, dobbiamo cambiare la struttura del mercato elettrico, ma gli strumenti che sono stati utilizzati durante la pandemia non possono essere trasferiti uno a uno a uno", ha avvertito il titolare delle Finanze tedesco, Christian Lindner. Contraria anche l’Olanda, ma con maggiore apertura. In serata arriva un’altra stroncatura. A Gentiloni, secondo cui Sure 2 "sarebbe un modello realistico contro la frammentazione" ha risposto anche il portavoce della Commissione, Eric Mamer. "Gli editoriali (di Gentiloni e Breton, ndr) sono iniziative personali dei commissari competenti e non impegnano la Commissione", ha spiegato, ricordando tuttavia, l’impegno di Ursula von der Leyen per soluzioni comuni e non distorsive del mercato.

La proposta franco-italiana è chiaramente in contrapposizione con il pacchetto tedesco di aiuti di Stato da 200 miliardi di euro, lanciato dal governo di Olaf Scholz per alleviare il caro-energia alle aziende e alle famiglie tedesche, minando così l’unità europea. "Alcuni Paesi già da tempo fanno quello che noi ci siamo preposti di fare per i prossimi anni", si è difeso il cancelliere Olaf Scholz, in conferenza stampa con il collega olandese Mark Rutte, rispondendo alle critiche rivolte in Europa allo scudo tedesco e chiarendo che il pacchetto non riguarda un periodo breve ma è spalmato su un arco di tre anni, fino al 2024. Su questo concorda anche il ministro italiano della Transizione ecologica, Roberto Cingolani: "La Germania ha dichiarato di mettere 200 miliardi, che nessuno ha ancora visto, per fare una mitigazione dei costi: è esattamente quello che abbiamo fatto noi con i 66 miliardi messi negli ultimi 12 mesi", ha dichiarato ieri il ministro.

Il tema è stato affrontato anche da Giorgia Meloni, che ieri ha incontrato Cingolani a Montecitorio: "La crisi energetica è una questione europea e come tale deve essere affrontata", ha scritto Meloni su Facebook. "Fratelli d’Italia e i Conservatori europei da sempre sostengono che il vero compito dell’Unione europea dovrebbe essere quello di gestire le grandi sfide continentali difficilmente affrontabili dai singoli Stati membri. Azioni di singoli Stati tese a sfruttare i propri punti di forza rischiano di interferire nella competitività delle aziende e creare distorsioni nel mercato unico europeo".