"Bocciatelo, solo così aiutate mio figlio autistico"

Lo sfogo della mamma: ha ottimi voti e la scuola gli garantisce la socialità ma quest’anno non l’ha avuta. E dopo le superiori c’è l’isolamento

Melissa La Scala con il figlio Alessandro, 19 anni

Melissa La Scala con il figlio Alessandro, 19 anni

I voti sono alti. Per tanti altri studenti sarebbe una fortuna, ma non per Alessandro Perego. Ha 19 anni ed è autistico. "Così la scuola gli nega un futuro". Sua madre Melissa La Scala ha chiesto al liceo artistico dove si diplomerà a breve, a Giussano, in Brianza, di bocciarlo. "È l’unico modo per non condannarlo a un altro isolamento. Dopo gli studi per i ragazzi come lui non c’è niente. L’istituto mi ha detto di no, negandoci la possibilità di aiutarlo a riprendere in mano i fili della sua vita dopo la devastante solitudine del Covid". La famiglia ha scritto al sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso. E il governo ha preso di petto il caso, "emblematico di una lacuna che c’è" e ha aperto un tavolo per trovare una soluzione e "restituire una prospettiva a questo adolescente e agli altri nella sua condizione".

Ci conta?

"Promesse ne abbiamo avute tante. Speriamo che stavolta mantengano la parola. C’è in gioco una battaglia troppo importante. Non chiediamo carità, ma dignità. Ci servono le stesse opportunità degli altri. Lo Stato spende tanto per i nostri figli, ma dovrebbe fare rendere meglio il denaro. I soldi non bastano, a noi serve un progetto per avere una prospettiva, una vita autonoma, un lavoro. E invece norme aberranti ce lo negano in partenza. L’anno scorso per i disabili era prevista la bocciatura proprio per consentire di recuperare l’interruzione imposta dal Sars-Cov2 e irrobustire la capacità di trovare soluzioni".

Fermandosi un altro anno fra i banchi?

"Sì. I nostri ragazzi hanno bisogno di imparare le regole in un contesto sociale. Questa dimensione è venuta meno, insieme alla nostra possibilità di consolidare le sue abilità: per svilupparle servono imprevisti. Vivendo con mamma e papà sotto la campana di vetro non ce ne sono. Se un compagno fa rumore e a lui dà fastidio, impara che allontanandosi, risolve. Per noi sono automatismi, per loro no. Devono sperimentare. Per questo il confronto con l’altro è essenziale, insostituibile. Mi si stringe ancora il cuore quando penso a cosa ha sopportato".

Cosa?

"A scuola era solo in aule enormi con il professore. Sasso aveva dato agli istituti la possibilità di organizzare piccoli gruppi di studenti per rispettare le prescrizioni anti-Covid, ma anche il diritto dei disabili a non essere esclusi. Ma al suo liceo con il timore del contagio non hanno mai applicato le prescrizioni. Non dimenticherò mai il suo sguardo quando mi diceva: dove sono i miei compagni?".

Si fermerà?

"No. La scuola non è un parcheggio. Serve che sia davvero inclusiva e per questo deve guardare al bene di ogni allievo. Mi sono sentita dire che non potevano bocciarlo perché i suoi voti sono buoni in relazione al ‘Pei’, il piano educativo individuale. Questi ragazzi non sono solo figli nostri, ma di tutti. Chiedevo comprensione, ho trovato burocrazia. E fa male".

Il sottosegretario l’ha invitata a Roma.

"Ci andrò. Voglio raccontargli tutto. All’inizio, è stato come un lutto. Mio figlio fino a due anni era come tutti gli altri. Poi, all’improvviso ha smesso di guardarci, di parlarci. L’abbiamo visto chiudersi senza capire cosa succedesse. Solo 12 mesi dopo è arrivata la diagnosi. E da allora abbiamo combattuto ogni giorno perché fosse rispettato. Mi sono rivolta a Sasso perché non posso più permettere che anche altri perdano tutti i progressi e tornino nel limbo. Per legge".