Il consigliere forzista Pagliani in manette per concorso esterno in associazione mafiosa. Arrestato anche il giornalista Gibertini. "Elezioni comunali inquinate"

Il procuratore: "Reggio epicentro". Il consigliere prelevato dalla sua abitazione di Arceto di Scandiano. Il clan al centro dell'inchiesta è quello dei Grande Aracri di Cutro (Crotone). Blitz a Reggio, Montecchio, Bibbiano e Brescello, Reggiolo e Gualtieri. In manette pure Giuseppe Iaquinta padre del calciatore. Nei guai due ex carabinieri FOTO

Il consigliere forzista di Reggio Emilia, Giuseppe Pagliani

Il consigliere forzista di Reggio Emilia, Giuseppe Pagliani

Reggio Emilia, 28 gennaio 2015 -  Nel maxi blitz antimafia è finito in manette anche il consigliere di Forza Italia Giuseppe Pagliani. Per lui l'accusa è di concorso esterno in associazione mafiosa. Il consigliere azzurro era già finito mesi fa nella bufera per aver partecipato ad una cena con alcuni imprenditori calabresi ritenuti vicino alle cosche, ma aveva sempre respinto ogni accusa.

Tra gli arrestati anche il giornalista Marco Gibertini, finito già in carcere nel giugno scorso per un maxi giro di fatture false. Gibertini è stato raggiunto da misura di custodia cautelare per concorso esterno in associazione mafiosa., «Metteva a disposizione del sodalizio i suoi rapporti con i politici - ha spiegato il procuratore  Alfonso - con l’imprenditoria e con il mondo della stampa».

«A scanso di equivoci, si precisa che Marco Gibertini non collabora con il Resto del Carlino da oltre vent'anni. Non può quindi aver promesso la pubblicazione di interviste o articoli a chicchessia». Lo dichiara il direttore di Qn-Il Resto del Carlino, Andrea Cangini. Secondo gli investigatori, Gibertini si era messo a disposizione di Nicolino Sarcone - ritenuto uno dei promotori dell'organizzazione mafiosa - per «fargli ottenere una intervista sul Resto del Carlino che veniva pubblicata il 3-2-2013», ha scritto il Gip nell'ordinanza. L'intervista, invece, si apprende dal quotidiano, sarebbe stata fatta d'iniziativa dal giornale nell'ambito di un'inchiesta giornalistica.

In manette anche Giuseppe Iaquinta, padre del noto caclciatore.

L'inchiesta riguarderebbe soggetti ritenuti responsabili a vario titolo di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, porto e detenzione illegali di armi da fuoco, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, emissione di fatture false. Il clan al centro dell'inchiesta è quello dei Grande Aracri di Cutro (Crotone), di cui è documentata da tempo l'infiltrazione nel territorio emiliano, soprattutto nella zona di Brescello dove vivono esponenti di spicco della cosca calabrese. Alcuni dei reati hanno carattere transnazionale, interessano Austria, Germania, San Marino.  Migliaia i carabinieri impiegati (FOTO). Centodiciassette gli arresti disposti dalla magistratura di Bologna, molti dei quali hanno riguardato persone di origine calabrese che vivono nella provincia di Reggio Emilia.

A coordinare l’inchiesta, denominata ‘Aemilia’, la procura distrettuale antimafia di Bologna, che ha ottenuto dal gip un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 117 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, porto e detenzione illegali di armi, intestazione fittizia di beni, reimpiego di capitali di illecita provenienza, emissione di fatture per operazioni inesistenti ed altro. Tutti reati commessi con l’aggravante di aver favorito l’attività dell’associazione mafiosa. Gli arresti sono stati effettuati a Reggio, Montecchio, Bibbiano e Brescello, Reggiolo e Gualtieri.

Contestualmente, le procure di Catanzaro e Brescia - in inchieste collegate - hanno emesso altri 46 provvedimenti di fermo per gli stessi reati. Imponente lo schieramento dei carabinieri impiegati, anche con l’ausilio di elicotteri, in arresti e perquisizioni. In Emilia, sottolineano gli investigatori, la ‘ndrangheta ha assunto una nuova veste, colloquiando con gli imprenditori locali. I dettagli dell’operazione saranno resi noti in una conferenza stampa in programma alle 10,45 presso la procura di Bologna, alla presenza del procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti.

«Vi sono elezioni comunali che sono state inquinate - ha aggiunto Alfonso - ma poi abbiamo pure dimostrato il rapporto stabile tra un uomo politico e l’organizzazione mafiosa, in termini di scambio di favori e di supporti reciproci». Il procuratore ha spiegato anche che però non sono stati individuate le persone che avrebbero beneficiato di tali contatti. In particolare gli inquirenti parlano delle elezioni a Bibbiano e Brescello del 2009.

Nei guai anche due ex carabinieri.