
Un’azione parallela e coordinata tra Manhattan e la Sicilia con 7 arresti a Palermo e 10 negli Stati Uniti. Un incrocio tra la famiglie Gambino, Rappa e Badalamenti e i clan Borgetto che da anni hanno sempre fatto da ponte con la Grande Mela senza mai rompere i legami anche dopo le condanne della celebre inchiesta Pizza Connection, quando l’allora procuratore Rudolph Giuliani preparava i capi di accusa a New York.
La retata di ieri in Italia e Stati Uniti chiude anni di indagini con ore di sorveglianza e registrazioni telefoniche. Ma, soprattutto, mette in evidenza che erano spesso i "cervelli siciliani" di Borgetto, Partinico e Torretta a suggerire ai muscolosi cugini d’oltre Oceano come gestire le estorsioni a tappeto nelle grandi metropoli Usa mantenendo un profilo sempre basso. La strategia prevedeva un abbassamento del valore del pizzo e l’allargamento della platea, con richieste a tappeto a ristoratori, negozi e importatori di prodotti alimentari minacciando se necessario anche l’incolumità delle famiglie dei piccoli imprenditori italo-americani che vivevano ancora in Sicilia. L’operazione condotta tra Cosa Nostra palermitana e quella di Manhattan e Brooklyn a opera della polizia italiana, dell’Fbi e della polizia newyorchese si concentra sul nome di Francesco Rappa che oggi ha 81 anni ed è tornato lo storico capomafia della famiglia Borgetto, il vero legame transoceanico coi clan delle grandi famiglie newyorchesi che non smettono di trafficare in droga ed estorsioni. Nell’elenco degli indagati anche Gabriele Gambino che vive negli Stati Uniti, Giacomo Palazzolo, Giovan Battista Badalamenti, Isacco Urso, Salvatore Prestigiacomo, oltre a Maria Caruso, 39enne moglie di Urso.
Ai fermati la Dda di Palermo guidata dal procuratore Maurizio de Lucia contesta i reati di associazione mafiosa, estorsione, incendio doloso, turbativa d’asta, cospirazione. Dall’inchiesta, che ha accertato decine di taglieggianti commessi dai Gambino nei confronti di imprese edili newyorchesi, sono emersi anche particolari curiosi. La tranche statunitense dell’inchiesta ha accertato che il clan ha pesantemente condizionato con estorsioni, frodi, furti le industrie di trasporto e demolizione della Grande Mela. Uno dei fermati, Danny Tantillo, inoltre, avrebbe usato dipendenti di aziende non sindacalizzate evitando di versare i contributi previdenziali previsti dai contratti collettivi. Tantillo e un complice, infine, si sarebbero passati informazioni sulle offerte per aggiudicarsi un appalto.