Martedì 23 Aprile 2024

Blitz ambientalista Farina su Warhol, stavolta il danno c’è "Il limite è superato"

Le altre volte erano stati colpiti obiettivi protetti da un vetro. Il ministro Sangiuliano: non si può oltraggiare il patrimonio culturale

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di Massimo

Donelli

Se Andy Warhol (1928-1987) fosse ancora vivo, probabilmente approverebbe. La ecoprotesta ("interrompere la riapertura delle centrali a carbone dismesse, e cancellare il progetto di nuove trivellazioni per la ricerca ed estrazione del gas naturale") non so. Ma l’assalto alle opere d’arte, incluse le sue, che i ragazzi di mezzo mondo, armati di zuppe, colla, farina e vernici, vanno facendo nei musei e alle mostre, certamente sì. Perché Andy sulla provocazione costruì la sua stessa vita. E la elevò al rango di poetica. Mai, quindi, si sarebbe scandalizzato per quanto è avvenuto ieri a Milano. Tantomeno nel ritrovarsi di nuovo al centro della scena mediatica. Anzi, ne sarebbe stato gratificato, leggendovi un inaspettato prolungamento della sua arte.

E anch’io, confesso, non mi scandalizzo. Perché penso: meglio i ragazzi con un’ideale che fanno casino dei ragazzi amorfi o perduti nell’alcool e nelle droghe. Danno fastidio? Violano i templi della cultura? In un mondo che, ormai, non sa più parlare né scrivere né ascoltare e comunica solo per immagini (citofonare Instagram e TikTok) la spettacolarizzazione della protesta è quasi obbligata. Ma, ciò premesso, e a costo di sembrare contraddittorio, credo che nel caso specifico di Milano i ragazzi abbiano sbagliato nei modi, fino a sprofondare nel torto marcio. Perché se la ragione dice che siamo in Occidente, non in Iran, quindi - Deo gratias - qui si ha diritto di manifestare le proprie idee senza rischiare la pelle, nessuno può pensare di passare impunemente dalla protesta al vandalismo. E a Milano è stato compiuto un atto di vandalismo bello e buono: infatti, la Bmw griffata Warhol (vale 10 milioni di euro) è stata danneggiata a tal punto che ci vorrà un intervento invasivo e costosissimo per riportarla allo stato originale. Imbrattare può starci. Rovinare no, non ci sta. Perché il rischio che il danno sia grosso o divenga addirittura irreparabile, quando si tratta di arte e, magari, di pezzi antichi, è altissimo. E va evitato proprio come quello di tornare a usare il carbone, capace, appunto, di bruciare irreparabilmente i polmoni e, perciò, la vita.

Ok, quindi, che il neoministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, 60 anni, ex direttore del TG2 abbia tuonato: "Non è più sopportabile l’oltraggio perpetrato ai danni del patrimonio culturale nel nome di un presunto ideale ambientalista. A Milano si è assistito all’ennesimo sfregio". Un po’ meno che abbia aggiunto: "Gli artisti con il loro ingegno hanno prodotto arte sublime, in grado di elevare le coscienze. Chi li svilisce in questo modo è evidentemente privo di spirito e di intelletto e non comprende che i musei sono i custodi della nostra identità e della nostra stessa anima". Pur essendo nato a Napoli, forse il ministro non ha mai avuto lo stesso privilegio che, nei tre meravigliosi anni colà vissuti, ho avuto io. Ossia frequentare la mitica galleria di Lucio Amelio (1931-1994) dove, il 1° aprile 1980, si sono incontrati Warhol e Joseph Beuys (1921-1986); e dove sono transitati, tra gli altri, Robert Rauschenberg, Mario Merz, Jannis Kounellis, Keith Haring, Cy Twombly, Mimmo Paladino, Antonio Del Donno, Dieter Hacker, ovvero il fior fiore dell’arte internazionale. Da Lucio, in Piazza dei Martiri, la provocazione era di casa. Tanto che, se fosse ancora vivo, avrebbe esposto per un giorno i ragazzi e le loro zuppe…