La Bic compie 70 anni: ecco come è nata la penna a sfera

Il 29 ottobre 1945 la prima Bic fu venduta in un grande magazzino di New York a 12,5 dollari. Il suo inventore, l'ebreo ungherese Lazlo Birò, la inventò guardando giocare dei ragazzini a biglie per strada. Morì in povertà nel 1985 a Buenos Aires

La biro Bic compie 70 anni (Ansa)

La biro Bic compie 70 anni (Ansa)

Roma, 28 ottobre 2015 - L'idea, a Lazlo Josef Birò, è arrivata come un fulmine, mentre guardava i ragazzini in strada che giocavano a biglie. C'è un bimbo che tira la pallina di vetro - classico gesto con pollice e indice - e quella schizza via dalla sua mano, per arrivare a destinazione dopo essere però rotolata in una pozzanghera e aver lasciato dietro di sé, nella polvere, una nitida, perfetta scia liquida. Come se la biglia scrivesse, insomma. Era la fine degli anni '30 e Laszlo - giovane giornalista ungherese con il pallino delle invenzioni - dalla biglia che scrive rubò l'idea per la sua invenzione storica: la penna a sfera. Quindici anni dopo, in un grande magazzino di New York, fu venduta la prima Bic - marchio inventato dal barone italo-francese Marcel Bich, che durante la guerra comprò il brevetto da Birò - destinata a rivoluzionare il mondo della scrittura a mano. Era il 29 ottobre 1945, 70 anni fa. La biro Bic (entrambi i nomi sono ancora in uso) da allora ha mandato in pensione i vecchi pennino e calamaio, divenendo forse il simbolo per eccellenza del XX secolo.  E se al barone Bich si deve il boom della commercializzazione della penna a sfera, l'idea resta di quel geniaccio versatile di Birò. Un tipo speciale, mezzo artista e mezzo giornalista (era redattore in una rivista di Budapest) e con una fobia - racconta la leggenda - molto particolare: odiava sporcarsi le mani. E tra tempere e pennelli, inchiostro e pennino, è difficile restare con le mani immacolate. Proprio l'idiosincrasia per le macchie fece scattare nell'inventore l'idea di inserire tra il contenitore e la carta una pallina metallica che trattenesse, senza bloccarlo, il flusso dell'inchiostro e dalla quale potesse scaturire una linea netta e pulita, come quella della biglia che sfreccia nella pozzanghera.

Laszlo si mette subito all'opera assieme al fratello Gyorgy e, nel 1938, chiede il brevetto. Ma la seconda guerra mondiale incombe e il giornalista - di origini ebraiche - è costretto a fuggire prima in Spagna, poi in Francia e, infine, in Argentina. Qui il buon Birò perfeziona e brevetta la sua 'creatura' ma i tempi sono duri e i costi di produzione troppo alti per le sue tasche. Così è costretto a cedere i diritti della sua invenzione al barone Marchel Bich, torinese trasferitosi in Francia, che la perfezionerà e legherà per sempre al suo cognome (dopo aver tolto la 'h'). Trasformata in una penna leggera e pratica, oltre che economica, la 'Bic' sbarchera' in un grande magazzino di New York appunto il 29 ottobre 1945, al prezzo di 12,50 dollari.

Fu subito boom: il barone Bich produceva fino a 10 milioni di biro al giorno, mentre il povero Laszlo Birò morì, sconosciuto e in miseria, in un sobborgo di Buenos Aires nel 1985. Le prime penne a sfera approdarono in Italia subito dopo la guerra ma furono inizialmente osteggiate, soprattutto dai maestri a scuola, poiché si riteneva che peggiorassero la grafia. Anche negli uffici la biro (il primo a chiamarla così, in onore del suo inventore, pare sia stato Italo Calvino) fu off limits fino agli anni '60. Poi, inevitabilmente, tutto cambiò.  L'autore e conduttore radiofonico Marco Presta in 'Un calcio in bocca fa miracoli', la celebra così: "La Bic è la cosa che più di ogni altra mi ricorda l'essere umano. E' capace di imprese grandiose - compilare schedine vincenti e assegni scoperti - di azioni mediocri - scrivere liste della spesa e biglietti d'auguri - e di crimini orribili - vergare condanne a morte e lettere d'amore".