Biotestamento, rivoluzione flop: l'ha fatto solo lo 0,4%. "Nessuno sa come funziona"

Denuncia dell’associazione Coscioni a 5 anni dall’entrata in vigore della legge. "Tocca a noi sostituire lo Stato"

Marco Cappato

Marco Cappato

La partita sul fine vita resta un nodo irrisolto in Italia. Ogni giorno 5 persone intraprendono il percorso informativo verso il suicidio assistito, l’eutanasia o la sedazione palliativa. Ma il vuoto normativo, nonostante siano passato 16 anni dal caso Welby, rende il quadro complesso. Le stime dell’associazione Coscioni dicono che il 4% degli italiani, se ci fosse una legge, accederebbe alla morte medicalmente assistita: così funziona in Olanda, Belgio e Canada dove i confini giuridici sono delineati da almeno dieci anni. Considerando che nel nostro Paese muoiono circa 550mila persone ogni anno, si parla di una platea di 20mila cittadini.

L’unica conquista fino a oggi di chi sostiene ‘il fine vita’ è il Biotestamento, ma dopo 5 anni esatti dall’entrata in vigore della legge, il tema resta semi-conosciuto. Solo lo 0,4% degli italiani, infatti, ha depositato le disposizioni anticipate di trattamento. Su 47,4 milioni di residenti sono state depositate appena 186mila Dat (Disposizioni anticipate di trattamento) e di queste 145mila sono state inviate alla Banca dati nazionale. Il contatore dell’associazione Coscioni rileva che si ha una Dat ogni 215 abitanti. "Un vuoto nell’utilizzo di questo strumento determinato innanzitutto dalla mancanza di conoscenza della legge", è la denuncia dell’associazione Luca Coscioni, che ha condotto un’indagine in collaborazione con le Cellule Coscioni di tutta Italia, per richiedere a 6.500 Comuni quante Dat sono state ricevute dall’entrata in vigore della legge a oggi e quante sono state trasferite alla Banca dati nazionale. In testa alle regioni virtuose l’Abruzzo con una Dat ogni 146 abitanti, seguita da Marche (153,3) e Piemonte (159,4). Maglia nera al Lazio all’ultimo posto con (346,4), seguita da Campania (336,5) e Sardegna (301,9). "Da parte del ministero della Salute – affermano – non è mai stata fatta una campagna informativa che, come indicato nella legge, avrebbe dovuto partire ‘entro sessanta giorni’ dalla sua entrata in vigore". "La legge non ha punti deboli, consentendo di interrompere le terapie e depositare il testamento biologico – spiega Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Coscioni –. Gli italiani non sono coinvolti perché esorcizzano il tema morte? Non credo, basta guardare alle dichiarazioni sulla donazione degli organi, depositate da 14 milioni di persone. La differenza è che in quel caso la conoscenza è capillare". Il ruolo dei medici in questo contesto è determinante, a volte vengono accusati di non prendere posizione, infatti Cappato chiede "che a tutte le persone sia chiesto, magari dai dottori, ‘se lei dovesse non essere più in grado di intendere e volere, vorrebbe aver affidato a qualcuno le sue volontà?’. Nessuno pretende che il testamento biologico sia obbligatorio".

E proprio a 5 anni dalla legge 219, l’associazione lancia una campagna informativa con due iniziative. La prima farà leva su un video narrato da Giobbe Covatta dal titolo ‘Il biotestamento spiegato agli adulti’. "Nonno, tu pensi di morire?": con questa domanda una bambina, a partire dell’esperienza della morte del gatto, coinvolge il nonno sul tema del biotestamento e gli spiega l’importanza di poter esprimere anticipatamente le proprie scelte in termini di trattamenti sanitari, per evitare che siano altri, tipo lei, a dover decidere per lui. La seconda è il ‘Numero bianco per fare luce sui diritti di fine vita’, la linea telefonica (06 9931 3409) che fino al 3 febbraio, oltre al consueto supporto offerto quotidianamente dai volontari, fornirà la una consulenza medica gratuita sui quesiti legati al testamento biologico. "Ci sostituiamo ancora una volta allo Stato, coi mezzi a nostra disposizione, nel realizzare una campagna di informazione su uno strumento finora tenuto nascosto dal ministero della Salute dei governi che si sono succeduti in questi 5 anni. Abbiamo chiesto ufficialmente un incontro anche all’attuale ministro della Salute, Orazio Schillaci, per parlare di questo e altri temi legati alle libertà fondamentali e al diritto alla salute," spiega Filomena Gallo, segretaria dell’associazione Coscioni.