Mercoledì 24 Aprile 2024

Bimbo ferito all’asilo da una porta Il pm indaga la sindaca di Crema

Avviso di garanzia a Stefania Bonaldi dopo l’esposto dei genitori per l’incidente al figlio di 18 mesi. L’Anci in rivolta: "Basta, ci sentiamo tutti sotto inchiesta. Lo Stato ci metta in condizioni di lavorare"

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di Pier Giorgio Ruggeri

CREMA (Cremona)

"Gentili consiglieri, ho ricevuto un avviso di garanzia". Con garbo istituzionale, Stefania Bonaldi, sindaco di Crema, si presenta davanti all’assemblea cittadina e avvisa tutti: la magistratura ha cominciato a occuparsi di lei. Nessuno scandalo finanziario, nessuna ombra sull’onesta della prima cittadina, esponente Pd. Nessuno dall’opposizione ha chiesto le sue dimissioni, ma il suo caso è diventato all’improvviso quello di tutti i suoi colleghi, da Milano a Bari.

Accade che a ottobre, in un asilo nido comunale, un bambino di 18 mesi mette la mano in una porta tagliafuoco che si chiude d’improvviso, col risultato di avere l’indice della mano sinistra quasi tranciato e un secondo dito ferito. Disattenzione? Problemi con la manutenzione della struttura? Difficile dire.

Portato al San Raffaele, il piccolo era stato operato e, dopo tre mesi di cure, era guarito. I genitori, ovviamente, hanno presentato un esposto. E dopo otto mesi finisce con un avviso di garanzia alla prima cittadina.

L’ipotesi dei pm è che lei avrebbe dovuto impedire che la porta si chiudesse automaticamente. Si dice "avvilita", la sindaca. "Penso sia giunto il momento di ragionare su una tutela legale per i sindaci, senza che questo significhi impunità", si lascia sfuggire. "I miei colleghi conoscono il problema. Le responsabilità che hanno i sindaci sono obiettivamente sproporzionate ed eccessive, direi anche meglio: non ben circostanziate".

Il caso di Crema diventa la benzina che riaccende il fuoco del malcontento dei municipi, che esplode in un coro di solidarietà, da sinistra a destra, e di protesta. Al punto che la Procura di Cremona è costretta a spiegare che "l’avviso di chiusura indagini non implica alcun giudizio di conclamata responsabilità".

L’ondata di insofferenza, però, si trasforma in una piena ed esonda anche a sinistra, dove la frontiera dei sindaci non si allinea al tradizionale ossequio all’azione della magistratura. A quindici chilometri da lì, c’è Lodi. L’ex sindaco Pd arrestato e poi assolto dopo 5 anni fra i primi attestati di solidarietà aveva ricevuto quello di Stefania Bonaldi.

Ieri, è toccato a lei il profluvio di messaggi pubblici: "Noi abbiamo varie chat tra sindaci e gli animi sono molto caldi, il livello di esasperazione a questo punto è altissimo. Credo che l’esempio della sindaca di Crema sia un buon esempio: non essendo una questione drammatica, non si presta a strumentalizzazioni ma fa capire come ormai a noi può arrivare un avviso di garanzia per questioni su cui dimostrare che anche solo sapevamo come stavano le cose", dice Beppe Sala, sindaco di Milano. "Così non si può andare avanti". Stesse parole dal collega di Bergamo, Giorgio Gori. E dal sindaco di Bari, presidente dell’Anci, Antonio Decaro.

"Non è nostra abitudine contestare le attività della magistratura né metterne in discussione le scelte, ma lo Stato deve metterci nelle condizioni di lavorare serenamente. Non chiediamo l’immunità o l’impunità, come abbiamo scritto nell’appello del 2 marzo, in occasione della vicenda che colpì Chiara Appendino, chiediamo solo di liberare i sindaci da responsabilità non proprie". Proprio la sindaca 5 Stelle di Torino era stata condannata per i fatti di piazza San Carlo, coi tumulti della folla riunita per una partita della Juventus davanti ai maxischermi. Ieri, un’altra sindaca grillina, Virginia Raggi, si è unita al coro: "Più chiarezza sulle responsabilità, per evitare il blocco dell’attività amministrativa".