Covid, pediatra: "Bimbi vaccinati ancora troppo pochi. Accelerare per ridurre i contagi"

Solo 435mila dosi tra i 5 anni e gli 11 anni. Il professore Alberto Villani: i genitori non abbiano paura, è peggio il Coronavirus

Vaccino anticovid a un bambino

Vaccino anticovid a un bambino

Professore, le statistiche parlano di 435mila vaccinati tra i 5 e gli 11 anni: le immunizzazioni nell’infanzia sembrano andare a rilento. Deluso?

"Io sono fiducioso – risponde Alberto Villani, primario all’Ospedale Bambino Gesù di Roma, past president della Società italiana di pediatria – la campagna è appena partita. I prenotati vengono tutti, salvo rare eccezioni per impedimenti. Non si registrano diserzioni, almeno per quanto posso vedere dal nostro osservatorio qui a Roma. Certo è che bisogna procedere velocemente alle convocazioni dei bambini, lo dico per il loro bene".

Ci sono ancora genitori diffidenti?

"Ne abbiamo che devono ancora convincersi, mantengono un atteggiamento attendista. In realtà questi genitori sono pochi e vanno informati. Le vaccinazioni sono sicure".

Si sono registrati effetti indesiderati?

"Negli Usa, dopo milioni di dosi somministrate, segnalazioni di eventi avversi significativi non ce ne sono. Sorprendente che ci si preoccupi più dei vaccini che dei danni causati dal Covid: una polmonite con versamento nell’adulto è già un fatto grave, nel bambino oltre al danno immediato possiamo avere ripercussioni a distanza, con minore funzionalità in prospettiva futura".

Parliamo del ritorno a scuola. Diversi presidi avrebbero auspicato due o tre settimane di dad, didattica a distanza. La Società italiana di igiene e medicina preventiva (Siti) fa notare tuttavia che i contagi sono di origine prevalentemente familiare, piuttosto rari in classe. Lei che ne pensa?

"La scuola è un luogo sicuro, noi l’abbiamo documentato, mi riconosco nella posizione degli igienisti, la loro è una società scientifica autorevole. Casomai i rischi sono altrove. All’interno degli istituti, rispettando le regole, non ci si infetta. Da pediatra sono favorevole a una scuola inclusiva, accogliente, dove fare anche sport, musica, arte, dove la refezione scolastica rappresenta un valore. Mi rendo conto che gli insegnanti e il personale non docente possano lamentare difficoltà oggettive, ma guardando dalla parte del bambino occorre essere a favore di una scuola aperta in presenza".

Le aule potrebbero diventare focolai della variante Omicron?

"Distanziamento tra i ragazzi, ricambio d’aria e protezioni sono misure collaudate. Se poi quando esci abbassi le mascherine ed entri in contatto con persone infette è un altro paio di maniche, la scuola non c’entra"

In che misura oggi il Covid colpisce i bambini?

"In un mese siamo passati da 15 a più di 50 ricoverati, ne abbiamo 4 in terapia intensiva. Situazioni simili si ritrovano nel resto d’Italia. I dati ci dicono che al momento la variante Omicron interessa il 15 per cento dei casi, quindi la fetta più grossa appartiene ancora alla Delta. La mutazione ultima arrivata è molto contagiosa e un po’ meno aggressiva, ma i casi sono tantissimi, anche una piccola percentuale di complicanze e di prognosi infauste si fa sentire".

Se i bambini si vaccinano faranno abbassare i contagi anche negli adulti?

"Questo è plausibile, ma il vaccino nell’infanzia serve a proteggere i bambini. Io penso che a scuola, durante le ore di educazione civica, sarebbe opportuno fosse fatta anche educazione sanitaria, facendo conoscere il ruolo del ministero della salute o dell’Aifa. Questo contribuirebbe a diffondere informazioni corrette, restituendo serenità e fiducia nelle istituzioni".

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