"Costa Concordia, bimbi in lacrime, spinte, botte: nel fuggi fuggi cose orribili"

Vanessa Brolli, 24 anni da Misano Adriatico (Rimini) è, assieme ai genitori, alla sorella Federica e il fratello Omar, tra i sopravvissuti del naufragio

Vanessa Brolli, 24 anni da Misano Adriatico (Rimini)

Vanessa Brolli, 24 anni da Misano Adriatico (Rimini)

Rimini, 8 gennaio 2022 - Un boato assordante. Sotto i piedi il ponte della nave che trema. La luce che se ne va. Una vacanza da sogno – la famiglia riunita per i 50 anni di matrimonio dei nonni – che si trasforma nel peggiore degli incubi. Vanessa Brolli, 24 anni, da Misano Adriatico (Rimini) è insieme ai genitori, alla sorella Federica e il fratello Omar, tra i sopravvissuti del naufragio della Costa Concordia. I fantasmi di quella tragedia continuano a tormentare Vanessa, che ha raccontato la sua esperienza nel podcast Il dito di Dio di Pablo Trincia.

Cosa ricorda di quegli attimi, subito dopo l’impatto contro gli scogli?

"Ricordo il caos, la confusione. Pareva un semplice blackout. Il personale di bordo con l’altoparlante ci diceva di stare calmi, di tornare nelle nostre cabine, che si trattava solo di un guasto elettrico. Ma negli occhi dello staff si leggeva chiaramente il panico. Io avevo solo 14 anni. In quei momenti il cervello va in panne. Non connetti più".

Qual è l’immagine più nitida che le è rimasta in mente?

"Su quella nave ho visto persone trasformarsi in animali. L’istinto di sopravvivenza fa fare cose terribili. Non guardi in faccia a nessuno, pensi solo a salvarti. Ho visto uomini dare gomitate nella ressa, colpendo donne incinta, pur di raggiungere le scialuppe. Poi i bimbi in lacrime, che cercavano la mamma".

Lei come si è salvata?

"Merito di mio padre. Ci ha preso di peso, a me e mia mamma, e ci ha caricato su una scialuppa. Lui è stato uno degli ultimi a lasciare la Concordia, quando l’acqua arrivava ormai alle ginocchia. A guidare la scialuppa era un cameriere, un filippino. Non finirò mai di ringraziarlo per il suo coraggio".

Poi che cos’è successo?

"Io e la mamma siamo sbarcate sull’isola del Giglio. Nell’evacuazione la famiglia si era sparpagliata, per ore siamo rimaste col cuore in gola, vedendo i nostri cari arrivare uno dopo l’altro".

Oggi come affronta il trauma?

"All’inizio mi ero chiusa in me stessa. Non volevo sentire nulla sulla vicenda, e non parlavo con nessuno. Poi pian piano ho cominciato a interessarmi alle storie dei passeggeri, soprattutto di quelli che non ce l’avevano fatta, come la piccola Dayana. Il podcast di Trincia è stato molto utile in questo senso".

Il suo giudizio su Schettino?

"Non ho un vero e proprio giudizio. Sicuramente ha avuto delle responsabilità. All’inizio i media sembravano interessati solo a lui, a quello che aveva fatto. Per troppo tempo, credo, ci siamo dimenticati dei morti, delle loro storie, le loro vite spezzate".