Mercoledì 24 Aprile 2024

Bimbi alpinisti, bella impresa da non emulare

Migration

Walter

Galli*

Immagino che per un alpinista con i numeri di Leo Houlding portare la famiglia in cima al Pizzo Badile sia come fare una gita a Gardaland per il ragioniere di Rogoredo. Sono 3.308 metri di roccia, non una passeggiata. Una delle sei grandi pareti delle Alpi. A nessuno verrebbe in mente di scalarla con la figlia di 7 anni che fa tutto da sola e il minore di tre in spalla alla mamma. Ma qui c’è in gioco il Dna. Holding ha messo sul piatto la sua passione e soprattutto la conoscenza. Del contesto e del gesto tecnico. Quei due bambini erano al sicuro come sul Brucomela con due genitori così. Ma la loro impresa non deve fare venire strane idee a chi sale senza esperienza. Quando vedo un genitore allacciare gli scarponcini alla cucciolata mi commuovo. La montagna è una scuola fantastica ma poco indulgente, non consente salti avventati dalla prima alla quinta. Se si va oltre i 2 mila metri è bene tenere presente che i piccoli sotto gli 8 anni possono avere il mal di montagna, con sintomi come mal di testa e nausea che si manifestano nelle prime 12 ore dalla salita. Nei piccolissimi che non sanno dire come si sentono, attenzione a segni come l’irritabilità, l’insonnia,

lo scarso appetito e la svogliatezza. L’acclimatamento è indispensabile. Così come l’appoggio di una guida. Vedo gente che si avventura all’ora del tramonto o con un meteo pessimo. In quel caso anche una passeggiata può trasformarsi in un incubo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA*Esperto di montagna

e maestro di sci