
Bimba morta di stenti. Il pm sulla madre:: "Lucida assassina". Ma si farà la perizia
Sarà una superperizia sulla effettiva capacità di intendere o volere e sulla pericolosità sociale di Alessia Pifferi, la mamma che ha lasciato morire di stenti la piccola Diana di 18 mesi, a definire la sua piena imputabilità e quindi a creare le condizioni di una sliding doors nel processo. Qualora la perizia, che sarà stilata dallo psichiatra Elvezio Pirfo (che quasi 20 anni fa seguì anche Annamaria Franzoni in carcere come componente dello staff sanitario), stabilisse che la Pifferi ha capacità di intendere, ma non di volere, sarebbe imputabile sì, ma il reato sarebbe derubricato a colposo. Qualora, invece, fosse capace di intendere e anche di volere, solo allora le si potrebbe contestare il dolo, ovviamente la piena imputabilità, le aggravanti e rischierebbe l’ergastolo.
Per il pm Francesco De Tommasi la mamma killer è sempre stata capace e cosciente di quanto stava compiendo nel momento in cui ha deciso di non tornare a casa per una settimana sapendo che Diana era sola nel monolocale di via Parea, estrema periferia milanese, senza la possibilità di mangiare, né di bere. Sempre stando alla procura il protocollo di Wais, da cui risulta che la donna ha un quoziente intellettivo pari a quello di una bambina di sette anni, sarebbe un metodo scientifico "superato e inadeguato", perché "valuterebbe non i vissuti della persona, ma ciò che la stessa ha riferito di avere appreso e discusso nel lavoro con le psicologhe, unitamente al suo deresponsabilizzante convincimento di essere lei stessa una bambina, sempre espresso dalle psicologhe". Di più: per il pm De Tommasi la Pifferi sarebbe stata "manipolata" dalle psicologhe del carcere. Per la difesa, invece, Alessia Pifferi è totalmente incapace di volere, a maggior ragione se si è lasciata "manipolare" dalle psicologhe del carcere. L’avvocato della donna, Alessia Pontenani, ha anticipato che alle prossime udienze punta a derubricare l’accusa da "omicidio con aggravanti" ad "abbandono di minore e morte come conseguenza di un altro reato".
Se ottenesse dalla Corte questa derubricazione, cadendo le aggravanti, la Pifferi risponderebbe soltanto di abbandono e potrebbe accedere al rito abbreviato che consente lo sconto di un terzo della pena. Nel frattempo, nelle pieghe del processo si è saputo che quasi un anno fa l’imputata chiese dal carcere di avere un colloquio telefonico con Giulio Caria, detenuto in Sardegna per aver ucciso l’ex compagna, l’avrebbe chiesto per motivi "affettivi" dopo che lui le aveva fatto arrivare una lettera. Richiesta respinta dalla procura e dalla Sorveglianza.