Martedì 23 Aprile 2024

Bilancio in rosso di 75 milioni L’Emilia-Romagna ora trema: diffida e commissariamento

Bilancio in rosso di 75 milioni  L’Emilia-Romagna ora trema:  diffida e commissariamento

Bilancio in rosso di 75 milioni L’Emilia-Romagna ora trema: diffida e commissariamento

Emilia-Romagna, il disavanzo supera i 75 milioni di euro. E l’opzione che si pensava più improbabile acquista di ora in ora maggiore consistenza: il commissariamento della sanità di una delle regioni ritenute modello in Italia. Nulla è stato ancora scritto, ma il percorso è avviato: dopo settimane di scontri, numeri, polemiche e incertezze, dai dati definitivi che viale Aldo Moro ha inviato a Roma, emerge che il rosso per il 2022 è ben lontano dai 400 milioni di euro di cui si era parlato, ma supera comunque i 70-75 milioni.

Una cifra simile, al netto degli sforzi compiuti dalla giunta guidata da Stefano Bonaccini, comporta immediatamente una diffida del consiglio dei ministri: se entro 30 giorni l’ente non dovesse riuscire a ripianare il buco aderendo a una serie di procedure, secondo il comma 174 della legge 311 del 2004 scatterebbe il commissariamento (di solito il commissario ad acta nominato è lo stesso presidente della Regione). Il tutto con lo spettro successivo di un aumento dell’adddizionale Irpef e dell’ex Irap. Per non parlare poi di eventuali tagli ai servizi. Dunque ora si aspettano le azioni di Roma, ma le carte spedite dalla Regione e dai tecnici lasciano davvero poche speranze.

Pensare invece che in Regione era stata – incredibilmente – una giornata di dialogo. E dalle richieste di commissariamento della sanità emiliano-romagnola si era giunti a una proposta bipartisan. I partiti in assemblea legislativa erano usciti dalle barricate e dagli attacchi incrociati (da parte del centrosinistra, ad esempio, l’accusa è che Fdi e Lega facciano il gioco della privatizzazione) per provare a trovare una sintesi sulla situazione del servizio sanitario regionale. Tanto il centrodestra quanto la maggioranza (che però è all’opposizione sul piano nazionale al Governo Meloni), avevano infatti deciso di fare piazza pulita delle loro risoluzioni in Assemblea legislativa per provare a parlare, per una volta, con la stessa voce. Era stata, come ricostruisce l’agenzia Dire, la consigliera di Forza Italia Valentina Castadini a fare la prima mossa, presentando in aula una risoluzione per chiedere una dilazione su più anni delle spese sanitarie anticipate dalle Regioni e non ancora ‘restituite’ dal Governo centrale, sulla falsariga della richiesta presentata dai governatori delle Regioni.

Il Pd aveva risposto con un proprio documento, che con accenti diversi affrontava comunque lo stesso tema, e così aveva fatto anche il Carroccio. Il fatto che si sia trovato bene o male un terreno comune aveva indotto poi ieri Castaldini a ritirare il proprio documento, in accordo con la maggioranza che aveva dato disponibilità a fare ripartire la discussione già alla prossima seduta di Assemblea legislativa sulla base di una risoluzione comune, prevedibilmente con richieste sia alla giunta Bonaccini che al Governo Meloni. "Speriamo si trovi una quadra perché l’argomento è trasversale", ha confidato il dem Pasquale Gerace. Intanto però, da Bologna a Roma, stavano viaggiando i dati della certificazione del disavanzo. Un deficit che diventa una bella gatta da pelare.