Biden invia truppe nell’est Europa Ma offre una via d’uscita a Putin

Il presidente Usa: "Riduciamo insieme missili e soldati". Il Cremlino: "Quei 3mila militari sono un passo distruttivo"

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di Giampaolo Pioli

Il Pentagono annuncia altri 3.000 soldati americani oltre agli 8.500 messi in stato di allerta dal presidente Biden. Verranno dislocati "in modo non permanente", in Polonia Romania e Germania per irrobustire le linee di difesa della Nato, ma non entreranno in Ucraina per combattere. Saranno schierati solo per difesa. Forse per enfatizzare i toni diplomatici di fronte alle minacce sui rischi di invasione, la Casa Bianca dichiara che non userà più la parola "imminente" come aveva fatto la settimana scorsa per definire l’atteggiamento aggressivo di Putin. Qualche cosa si muove dietro le quinte, oltre ai carri armati e ai cannoni russi che invece nella neve continuano a manovrare sia sui confini ucraini che in Bielorussia e Crimea quasi a formare una sorta di tenaglia dentro la quale poter stringere Kiev.

Dietro la guerra delle parole e le dimostrazioni muscolari però c’è un fitto scambio di proposte scritte, offerte e rigettate tra gli Usa e la Russia nelle quali però dovrebbe farsi strada una sorta di intesa a non schierare in Ucraina né da una parte né dall’altra "missili offensivi di terra e nemmeno forze permanenti in missione di combattimento". Inoltre anche se la Nato respinge per principio il veto richiesto dai russi, "l’Alleanza non intende mettere l’Ucraina all’ordine del giorno nei suoi vertici", dicono fonti tedesche allontanando la possibilità per Kiev a breve o a lungo termine di entrare a farne parte.

A Washington e nelle cancellerie europee, dove i toni sono meno ultimativi, anche se non privi di preoccupazione, la sensazione rimane che Putin si sia convinto che i suoi rivali fanno sul serio e non sia contrario a trattare, ma anzi sia rimasto sorpreso dalla sostanziale compattezza degli alleati Nato in caso di invasione. Molti vedono in queste ore il capo del Cremlino più come un giocatore di poker che non di scacchi, e sebbene temano la sua imprevedibilità, pensano , che il leader russo non possa forzare oltre la mano senza trovarsi di fronte a contromisure economiche, o di alternativa energetica mai viste prima.

La spola videotelefonica tra Putin e Macron, diventato in questa settimana quasi un traduttore fra Usa e Russia, i contatti del premier Draghi e del cancelliere tedesco Scholz col capo del Cremlino – che ieri ha comunque definito l’invio delle truppe Usa in Europa un "passo distruttivo" – avevano lo scopo di non isolare e far sentire all’ angolo Putin ma piuttosto partire dalle sue preoccupazioni sulla sicurezza della Russia di fronte ad un irrobustimento della Nato per riavvicinarlo al tavolo degli accordi di Minsk che nessuno, né Russia né Ucraina ha mai realizzato. Kiev nel frattempo addestra volontari studenti e veterani preparandosi a ogni scenario, ma fa capire che non si opporrebbe alla rinuncia russa e americana di insediare missili offensivi in territorio ucraino.

E a molti è suonata come una dichiarazione quasi distensiva il commento del ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kubela che ha giudicato ieri non sufficienti per una invasione su larga scala le truppe russe mobilitate ai confini. Secondo lui lo scopo è quello di destabilizzare il governo di Kiev attraverso la minaccia dell’uso della forza. E il presidente Zelensky che ha coretto l’analisi di Biden sull’imminenza dell’attacco russo ha ripetuto: "Noi siamo per la pace e ci sono ancora margini per la diplomazia".