Cesare
De Carlo
Nell’Ospite non invitato di P.G. Wodehouse, una signora si vede capitare in casa un personaggio sgradito. Ma come si sarebbe comportata se questo personaggio l’avesse anche insultata? È il caso di Mohammed Bin Salman, principe ereditario saudita. Ieri a Riad nel suo sontuoso palazzo è entrato il presidente americano Joe Biden. Ma nei mesi scorsi lo stesso Biden l’ha definito un "paria", persona spregevole e da evitare. Non senza ragione, a essere onesti. Per la Cia il principe è coinvolto nell’uccisione di Jamal Khashoggi, giornalista fatto a pezzi nell’ambasciata saudita in Turchia. Ovvio risentimento. Ma, dai e dai, ha dovuto cedere alle pressanti richieste della Casa Bianca e dunque aprire la porta a Biden. Motivo: Biden ha bisogno di più petrolio dopo il ricatto di Putin e Bin Salman ha bisogno delle armi americane.
Il viaggio di Biden obbedisce alla Realpolitik, anche se somiglia a un pellegrinaggio più che a una visita di Stato. Del resto gli interessi sono convergenti. MBS aumenterà l’estrazione. Simbolicamente, nel senso che non inciderà molto sul prezzo del barile (ora a 96 dollari). Biden darà luce verde agli armamenti già promessi da Trump. Il punto è che Usa e Arabia Saudita hanno lo stesso nemico. È l’Iran degli ayatollah prossimo alla bomba nucleare. Quanto basta per un altro storico riavvicinamento fra Arabia Saudita e Israele. Perché fra tante incertezze una cosa è prevedibile: Israele non starà con le mani in mano nella prospettiva che quella bomba gli cada sulla testa.
Concludendo: altri tamburi di guerra, come se l’Ucraina non bastasse. L’Iran invierà a Putin centinaia di droni per accelerare il massacro dei poveri ucraini. Droni presumibilmente costruiti dalla Turchia, il cui presidente Erdogan fra qualche giorno parteciperà a un vertice a tre con Putin e l’iraniano Raisi. Ennesimo paradosso. La Turchia è membro della Nato. E la Nato sta con l’Ucraina e non con la Russia di Putin. ([email protected])