Mercoledì 24 Aprile 2024

Biden in Arabia La Realpolitik degli affari

Cesare

De Carlo

Nell’Ospite non invitato di P.G. Wodehouse, una signora si vede capitare in casa un personaggio sgradito. Ma come si sarebbe comportata se questo personaggio l’avesse anche insultata? È il caso di Mohammed Bin Salman, principe ereditario saudita. Ieri a Riad nel suo sontuoso palazzo è entrato il presidente americano Joe Biden. Ma nei mesi scorsi lo stesso Biden l’ha definito un "paria", persona spregevole e da evitare. Non senza ragione, a essere onesti. Per la Cia il principe è coinvolto nell’uccisione di Jamal Khashoggi, giornalista fatto a pezzi nell’ambasciata saudita in Turchia. Ovvio risentimento. Ma, dai e dai, ha dovuto cedere alle pressanti richieste della Casa Bianca e dunque aprire la porta a Biden. Motivo: Biden ha bisogno di più petrolio dopo il ricatto di Putin e Bin Salman ha bisogno delle armi americane.

Il viaggio di Biden obbedisce alla Realpolitik, anche se somiglia a un pellegrinaggio più che a una visita di Stato. Del resto gli interessi sono convergenti. MBS aumenterà l’estrazione. Simbolicamente, nel senso che non inciderà molto sul prezzo del barile (ora a 96 dollari). Biden darà luce verde agli armamenti già promessi da Trump. Il punto è che Usa e Arabia Saudita hanno lo stesso nemico. È l’Iran degli ayatollah prossimo alla bomba nucleare. Quanto basta per un altro storico riavvicinamento fra Arabia Saudita e Israele. Perché fra tante incertezze una cosa è prevedibile: Israele non starà con le mani in mano nella prospettiva che quella bomba gli cada sulla testa.

Concludendo: altri tamburi di guerra, come se l’Ucraina non bastasse. L’Iran invierà a Putin centinaia di droni per accelerare il massacro dei poveri ucraini. Droni presumibilmente costruiti dalla Turchia, il cui presidente Erdogan fra qualche giorno parteciperà a un vertice a tre con Putin e l’iraniano Raisi. Ennesimo paradosso. La Turchia è membro della Nato. E la Nato sta con l’Ucraina e non con la Russia di Putin. ([email protected])