Betlemme spegne il Natale. Niente albero e addobbi: "Gente di Gaza massacrata. Onoriamo i nostri martiri"

La decisione dell’autorità palestinese: le persone sono tristi e arrabbiate. Una guida: "Qui non arriva più nessuno, turismo fermo dall’inizio del conflitto".

Betlemme spegne il Natale. Niente albero e addobbi: "Gente di Gaza massacrata. Onoriamo i nostri martiri"
Betlemme spegne il Natale. Niente albero e addobbi: "Gente di Gaza massacrata. Onoriamo i nostri martiri"

di Lorenzo Bianchi

Non ci sarà un albero di Natale carico di luci a Betlemme nella piazza della mangiatoia di fronte alla Basilica della Natività. Tutta la città non sarà rischiarata dalle luminarie sparse un po’ dappertutto ogni anno prima del 25 dicembre. Il Comune ha spiegato al quotidiano britannico Daily Telegraph che gli addobbi sono stati cancellati "in onore dei martiri e in solidarietà con la nostra gente a Gaza" dove la guerra ha già ucciso più di undicimila persone. Resterà in piedi solo la parte religiosa delle feste, prima fra tutte la tradizionale messa della vigilia.

"Le persone – osservano le autorità palestinesi – sono tristi, arrabbiate e sconvolte. La nostra gente a Gaza viene massacrata e uccisa a sangue freddo. Non è affatto appropriato organizzare festeggiamenti durante un massacro a Gaza e gli attacchi in Cisgiordania". "Quest’anno la situazione a Betlemme non ha precedenti e l’atmosfera e le vibrazioni sono estremamente tristi – hanno aggiunto –. Il mondo deve rendersi conto che queste non sono circostanze normali. Betlemme deve inviare il proprio messaggio di cordoglio e lutto".

A Betlemme sono spariti i turisti. EasyJet ha dichiarato di aver cancellato tutti i pacchetti per Tel Aviv in partenza prima del 22 ottobre, mentre Virgin Atlantic Holidays ha permesso ai vacanzieri di prenotare nuovamente per date successive o di ottenere un rimborso se viaggiavano prima del 18 ottobre. Secondo Essa abu Dawoud , una guida di Betlemme "gli affari sono fermi da quando è iniziata la guerra, le strade sono state chiuse e non arriva più nessuno".

Almeno sei compagnie aeree hanno interrotto i viaggi verso le destinazioni principali, come Gerusalemme e Tel Aviv. "Per vivere ci affidiamo al turismo. Abbiamo avuto la crisi del Covid, ci stavamo riprendendo, aspettando che i turisti tornassero", non sa darsi pace Khader Hussein, 30 anni, venditore di souvenir. "Ora il settore turistico è morto", conclude. Padre Ibrahim Faltas, egiziano, ora è il vicario della Custodia di Terrasanta. Nel 1995 era direttore del Collegio di Terra Santa a Betlemme è responsabile dello statu quo nella basilica della Natività. "Noi arabi – osserva ora – ricordiamo i defunti nel 40esimo giorno dopo la morte. Per 40 anni gli Ebrei vissero nel deserto del Sinai, prima di arrivare alla Terra promessa. Gesù visse nel deserto della Giudea quaranta giorni di solitudine, di fame, di tentazioni. Per quaranta giorni la Basilica della Natività e Betlemme furono isolate per l’assedio con morti, limitazioni e paure. Sarebbe una grazia se questa guerra finisse dopo 40 giorni di morte". Padre Ibrahim Faltas sembra non credere a quello che sta accadendo sotto i suoi occhi: "Si discute sulla durata di brevi tregue umanitarie, due, tre, quattro ore, mentre sappiamo che ogni dieci minuti muore un bambino. Sappiamo di calcoli, numeri, strategie, statistiche da una parte, sofferenze, dolori, distruzione, tristezza infinita dall`altra, ma al centro non vediamo la salvezza e la tutela della vita che è sacra come ripete sempre Papa Francesco". I suoi fedeli sono diminuiti clamorosamente. Nel 1950 i cristiani a Betlemme erano l’86% della popolazione. Nel 2016 il sindaco in carica Vera Baboun dichiarava che la percentuale si era ridotta al 12%.