Giovedì 25 Aprile 2024

Berlusconi, il calvario dei positivi senza fine. "L’isolamento trascina nella depressione"

Lo studio: il corpo impiega in media 30 giorni a eliminare il virus. Lo psichiatra Mencacci: in Italia quintuplicati i casi di stress grave

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Che sia ancora positivo 24 giorni dopo, lo ha provato sabato l’ennesimo tampone. "Quella di Silvio Berlusconi – osserva il professor Massimo Clementi, direttore del laboratorio di virologia al San Raffaele – è una positività molto bassa, a livelli borderline, e non richiede terapie: è totalmente asintomatico, forse un po’ abbattuto dal dover stare ancora in isolamento. Ma succede". Di certo il Cavaliere non l’ha presa bene. È depresso, si sente un leone in gabbia. "Ho sofferto molto e soffro ancora. Sono ancora stanco, spossato" aveva detto in un’intervista la scorsa settimana. Dopodomani festeggerà gli 84 anni ma i familiari, d’intesa con i medici curanti, hanno deciso che non ci sarà alcuna festa, che in un primo tempo era stata messa in agenda per riunire a villa San Martino una stretta cerchia di amici. Il prossimo tampone è in programma oggi, e ne servono due consecutivi per poter essere considerati guariti. Quindi niente festa.

Anche per questo era circolata la notizia che Silvio Berlusconi, sopraffatto per l’ansia di trovarsi ancora positivo, si fosse convinto che le cure domiciliari fossero inadeguate e sabato stesso avesse chiesto al professor Alberto Zangrillo di ritornare all’ospedale San Raffaele, dove era stato dal 4 al 14 settembre. Ma il suo entourage lo nega. "Non ha mai chiesto né desiderato – come è ovvio – di poter tornare in ospedale", ha chiarito il suo staff, smentendo alcune ricostruzioni definite "totalmente prive di fondamento" e sostenendo che Berlusconi "è operativo, ha colloqui telefonici con i collaboratori, ha partecipato telematicamente al summit del partito popolare europeo nei giorni scorsi". Ma l’umore è quello che è. E comprensibilmente.

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Che la positività duri un mese non è affatto raro. Uno studio pubblicato dalla rivista BMJ Open e condotto dall’Azienda sanitaria locale-Irccs di Reggio Emilia su 4.538 persone ha mostrato che il Coronavirus impiegherebbe in media 30 giorni per essere eliminato dall’organismo. E questo periodo di incertezza e di privazione dei contatti sociali mette i positivi in una situazione di forte stress, che in parecchi casi pone a rischio il loro benessere psicologico. A sostenerlo, tra gli altri, un lavoro pubblicato sulla rivista medica Lancet da un gruppo di ricercatori del King’s College di Londra. L’analisi di 24 studi – condotti in dieci Paesi durante precedenti epidemie come quelle della Sars, dell’H1N1, della Mers e di Ebola – ha fatto emergere che tra le conseguenze di una epidemia c’è una crescita del disagio psicologico. "Nella popolazione analizzata dopo giorni di quarantena – sostengono i ricercatori britannici – gli studi mostrano un aumento sintomi psicologici come disturbi emotivi, depressione, stress, disturbi dell’umore, irritabilità, insonnia e segnali di stress post-traumatico", che possono durare anche per mesi.

Secondo Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di neuropsicofarmacologia (Sinpf) "gli studi scientifici, italiani e internazionali, indicano un incremento netto dei sintomi depressivi nella popolazione generale". "I sintomi della depressione – osserva Mencacci – sono complessivamente quintuplicati nel nostro Paese, quelli moderati sono quasi quadruplicati e i più gravi sono cresciuti di sette volte e mezzo. In Italia si stimano nei prossimi mesi fino a 150mila casi di depressione in più".