Roberto
Giardina
Economist dedica la copertina alla Germania con il titolo "Is Germany once again the sick Man of Europe?", è ancora una volta la malata d’Europa? Per immagine si sceglie l’ometto che nei semafori tedeschi indica il rosso o il verde, ideato nella scomparsa Ddr, con al braccio l’asta con il flacone della flebo. Der Spiegel mette in copertina solo il grafico del Pil, il prodotto nazionale lordo. La Spagna salirà del 2,5%, gli Usa dell’1,8, il Giappone dell’1,4, l’Italia segue con 1,1, la Francia con 0,8. La Germania arranca con meno 0,3. Si teme la recessione, il Made in Germany traballa, un imprenditore su cinque vuole trasferire l’impresa all’estero. Se avvenisse, si perderebbero 1,3 milioni di posti di lavoro. L’inflazione è scesa al 6%, ma i generi alimentari sono aumentati del 34%. E l’Afd, il partito dell’estrema destra, sale al 22%, al terzo posto, al primo nella ex Ddr con il 32.
Quali le cause? Il 60% dei tedeschi accusa il governo. Se si votasse domenica, i partiti della coalizione, socialdemocratici, verdi e liberali, arriverebbero al 35%. Si litiga su tutto, e i verdi sono sotto accusa: vogliono salvare il clima, e distruggono l’industria. La guerra in Ucraina ha costretto a rinunciare all’energia a basso prezzo di Putin, ma non si è reagito. Si è fatto meglio all’estero, persino in Italia. Colpa dell’ossessione per il pareggio in bilancio. Per 20 anni si è risparmiato alla morte. Oggi le ferrovie sono a pezzi, occorrono 100 miliardi di euro, le autostrade sono bloccate da centinaia di cantieri, un terzo dei ponti è a rischio. La sanità è in rosso, mancano medici e infermieri. Le scuole riaprono e mancano 50mila insegnanti. Mancano gli alloggi, e mancano gli operai specializzati. I tedeschi vedono nero, ma sono sempre risorti, dopo due guerre perdute, due dittature, il costo della riunificazione. Il motore non è fuso, è solo imballato? Lo spera anche l’Europa.