Giovedì 25 Aprile 2024

Berlinguer capo carismatico Fu un innovatore coraggioso

di Ettore Maria

Colombo

Per cercare di far capire ai giovani perché il segretario del Pci, Enrico Berlinguer, fu un innovatore della politica italiana occorre partire non dalle tante prese di posizioni coraggiose, dalla profondità del suo pensiero e dalla sua indubitabile statura morale, ma da una scena che fu incredibile, almeno per l’epoca. Il comico Roberto Benigni, famoso per la sua comicità surreale e dissacrante, il 16 giugno 1983, sulla magnifica terrazza del Pincio, a Roma, prende in braccio il segretario generale del Pci! Tutti hanno visto, o ricordano, la fotografia di quel gesto che, per la prima volta, umanizzò in modo plateale il leader, o meglio desacralizzò la figura del capo comunista. Oggi è difficile da capire, ma quello era ancora il tempo dei grandi capi politici, tanto più nel mondo della sinistra, del Pci, dove il segretario era la guida. Ma chi avrebbe osato prendere in braccio Togliatti o Longo, o anche Nenni o De Gasperi? Il gesto di Benigni, non preparato, riuscì anche perché il segretario del Pci stette al gioco e con grande divertimento ("La cosa più sbagliata che dicono di me? Che sono triste, perché non è vero", disse a Giovanni Minoli). Quello di Benigni fu un colpo di genio che non solo scalfiva la sacralità della politica di allora (nel mondo comunista, peraltro), ma che avvicinava – rendeva prossimo – un grande leader alla sua parte politica, ai compagni, ma anche all’intera opinione pubblica italiana che, in larga parte, era anticomunista. In fondo, quanto successe successivamente, la morte di Berlinguer dopo un comizio, a Padova, l’11 giugno 1984, con i funerali del 13 giugno a Roma e quella folla oceanica, dolente e commossa, a rendergli l’ultimo omaggio, fu solo la conseguenza dell’umanizzazione e della popolarità, conquistata sul campo, di un leader così schivo.

Poi, certo, c’è tutto il resto. Il leader comunista che, consapevole degli insegnamenti di Togliatti, cerca l’incontro con le masse cattoliche e lancia il compromesso storico perché ha ben presente che, senza la Dc, il Pci non potrà mai governare un Paese occidentale. Il segretario del Pci che dice, in una memorabile intervista del 1976, che si sente "più sicuro" sotto "l’ombrello della Nato". Uno strappo che Berlinguer aveva anticipato nel 1969, criticando – e dal palco della conferenza dei partiti comunisti a Mosca! – l’invasione di Praga e rifiutando la linea del Pcus. Ma anche il Berlinguer che denuncia la metastasi della partitocrazia (e siamo solo nel 1981) e "l’occupazione dello Stato da parte dei partiti". E, infine, la lungimiranza del Berlinguer che chiede alla classe operaia i necessari sacrifici (la famosa "politica dell’austerità e del rigore") per affrontare l’allora dominante crisi inflazionistica. Un Berlinguer che – al netto degli errori e dei ritardi nel capire la modernizzazione degli anni ’80 – fu un anticipatore e un seminatore di dubbi e idee che non hanno mai smesso di germinare e fiorire.